Fra le leggende vere che si tramandono, si racconta che Don Francesco Bonanno Principe di Cattolica e Roccafiorita (1735) allorquando era consigliere Aulico di Vittorio Amedeo di Savoia e di Carlo VI e prender doveva una importante decisione per consigliare il Sovrano, ordinasse al suo monsù (cuoco) un piatto di pasta fritta alla Siracusana.
Questa pietanza, leggera alla digestione, eccitante al cervello, e con qualità divinatorie, faceva sì che i consigli dati erano frai migliori.
Eccone la ricetta:
- Una congrua quantità di "capelli d'angelo" cotti a fuoco lento da raggiungere appena lo "scotto". Indi, girando e rigirando con un forchetto si fanno delle polpette di pasta non troppo grandi.
Le polpette si friggono con la sugna finchè la parte esteriore diventi dorata, caramellata, e l'interiore morbida. Le così dette polpette si inaffiano con miele nero e caldo dei monti Iblei.
Questo cibo fu creato da un diplomatico per dare al Sovrano consigli certo a favore del suo popolo senza convergenze machavelliche, sino a quaranta o cinquanta anni fa fu il mangiare igienico e vitaminico usato dai siracusani nei momenti di maggior gioia o di carestia e dava forza a poveri e ricchi.
Da bambino non volevo mai mangiare la pasta. Mio padre, indignato, mi ripeteva spesso: -Vorrò vedere cosa mangerai da grande e sposato.-
RispondiEliminaBeh, allora non c'erano i sughi d'oggi, la pasta non aveva un buon sapore. Oggi la mangio.
Un caro saluto. Mariano
un italiano che non mangia pasta non e italiano mio padre la mangiava 2 volti al giorno io pure la mancio ma no 2 volti a giorno un saluto per te ciao coluccio
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