lunedì 22 settembre 2014

PAROLE A TINCHITE' di Carmelo Tuccitto

BEDDA RRARA E SCIACQUATUNAZZA

Bbonu vinu, cavaddu e mugghieri, nun s’hanu a vantari,  recita un adagio degli anni che furono, perché il vino buono da un momento all’altro può diventare aceto, il buon cavallo può trasformarsi in brocco e la buona moglie può fare nascere appetiti per niente leciti in chi ascolta le lodi che ne fa il marito.  Se invece le sue attese erano state deluse, il buon senso consigliava al marito la rassegnazione. In questo caso, quella della moglie sarebbe diventata una delle tante facci di mugghieri,  cioè la donna sposata per qualche virtù o perché imposta e non per il resto. Ma, esclusi i pregiudizi come doveva essere la donna ideale da sposare?  Considerato il detto Marititi, marititi c’abbenti  (che ti calmi) ti levi ‘n pinzeru  (quello sessuale) e ti nni metti tanti  (i problemi che subentrano col matrimonio), emerge che per tanti giovani di allora il matrimonio era considerato Remedium concupicentiae cioè mezzo per soddisfare l’ardente brama dei piaceri dei sensi.  Il giovane in età di matrimonio sente forte il desiderio di arrizzitarisi  (sistemarsi), di avere una donna accanto nonostante le avvertenze di chi è già sposato.  Lu matrimoniu è comu ‘na lattera (trappola per topi) cu’ cc’è dintra ni voli nesciri e cu’ è fora cci voli trasiri.  Solo in minima parte dà credito a quello che gli hanno insegnato:  ‘U cchiù beddu urnamentu di li fimmini è ‘u russuri (il pudore).  Nella sua mente c’è ualcos’altro che ogni giorno diventa sempre più un’ossesione: il sesso.  Attornu a lu lumi la farfalla sempri vola, la falena è sempre attirata dalla luce che, fuori di metafora, vuole dire:  “L’uomo è attratto da ciò che gli piace anche se è cosciente che si può fare male”. Egli sa benissimo che (E’) Amaru quannu si sbagghia la mugghieri!  
A Siracusa per picciuttedda rrara (con doppia erre iniziale) si continua ad intendere non una fanciulla che si distingue dalle altre per rare virtù, ma quella che spicca per la sua sensualità. L’aggettivo bbedda, quando precede un altro aggettivo, nel vernacolo siracusano non significa “bella”, ma ha la funzione dell’avverbio “assai”, “molto”, pertanto bbedda rrara vuol dire “particolarmente eccitante”, “molto attraente”.  Rrara perde il significato di “singolare e quasi unica”,  e in quel periodo in cui, per carenza di adeguai servizi igienici, la pulizia del corpo lasciava a desiderare, tra i giovanotti c’era chi sognava una moglie sciacquata (dal latino EX-AQUARE = pulire con acqua) Fimmina bbedda pulita macari senza doti si marita, si diceva. Ovviamente le donne pulite e in carne nello stesso tempo, dette sciacquatunazzi,  erano più appetibili. Se poi, oltre ad essere bbedda rrara e sciacquatunazza era anche puliana (che eccede in moine e gesti leziosi) la carusa schetta (dal provenzale ESCLET = nubile) esercitava maggiore attrattiva.

A Siracusa la donna  bbedda rrara e sciacquatunazza  veniva paragonata al dolce per eccellenza dei siciliani: ‘a cassata  (dall’arabo QAS’AT = scodella. In questo caso si indica il contenente per il contenuto). Comunque sia per il matrimonio i vecchi dicevano: ‘A bbona mugghieri è la prima ricchizza di la casa!

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