giovedì 28 gennaio 2016

POETI IN VETRINA



– Pippo Borderi, Stefano Nobile, Michele Golino, Giovanni Torchevia, Oreste Reale, Roberto Sipione, Vittorio Burgio, Letterio Cafeo, Salvatore Guggino, Armando Greco e il musicista Natale Emanuele Conforto.

Sempre presenti nelle nostre menti e nei nostri cuori.

poesia autore

‘A TERRA MIA PIPPO BORDERI
U PISCI E U VINU STEFANO NOBILE
CIURI ‘I CAMPU MICHELE GOLINO
STIDDA ‘NTRA LA NOTTI GIOVANNI TORCHEVIA
FRUMENTU ORESTE REALE
DUCIZZA ROBERTO SIPIONE
L’ARVULU D’ALIVA VITTORIO BURGIO
SARAUSA SALVATORE GUGGINO
SONNU CATARINA LETTERIO CAFEO 


‘A TERRA MIA (Pippo BORDERI)

Sì tantu cantata
ca ssì a cchiù bedda di tutti
ccu ddi beddi viduti
e ddu mari brillanti.
Si fatta di petri antichi
e di vecchi riordi
unni vulissutu riviviri
‘u tempu passatu.
Ora, cchiù tempu passa
cchiù vecchia ti fai,
ma li ricchizzi toi
nun vanu perduti
anzi si fanu
cchiù beddi e novi
e ammirati
di poveri e ricchi.
E tu ssì cca
bedda, eleganti:
pari ‘n armatu autu e putenti
ca tanti amari guerri
cummatti e taci, in silenziu.
E ssì ammirata fra tutti l’autri
comu a cchiù bedda e antica città
Sarausa!

Pippo BORDERI 

LA MIA TERRA – Sei tanto cantata/ che sei la più bella di tutti/ con quelle belle vedute/ e il mare brillante/ Sei fatta di pietre antiche/ e di vecchi ricordi/ e vorresti rivivere/ il tempo passato/ Ora, più passa il tempo/ più vecchia ti fai/ ma le tue ricchezze/ non vanno perdute/anzi si fanno/ più belle e nuove/ e ammirate/ dai poveri e ricchi/ E tu sei qui/ bella, elegante/ sembri un guerriero alto e potente/ che tante guerre amare/ combatti e taci, in silenzio/ E sei ammirata tra tutte le altre/ come la più bella e antica città/ Siracusa!

PIPPO BORDERI
Con Pippo ci conoscevamo da bambini, lui abitava in via Somalia, una traversa di via Malta, ed io all’ex Stazione Sanitaria Marittima in via Molo, oggi l’edificio che era adibito ad Ospedale e che qualche siracusano ricorda ancora come “U Lazzarettu” è sede dei vigili urbani.
Erano gli anni del dopo guerra, gli anni in cui nelle nostre case non c’era niente e c’era tutto: niente cucina a gas ma a legna, niente TV, niente radio, niente frigorifero, niente automobile, niente motocicletta, a volte niente biciclette … ma erano case ricche d’amore.
Pippo si distingueva da tutti noi, sin da bambino era serio, difficilmente giocava con noi ai villini o al molo S. Antonio, ricordo che raccoglieva cartoline di tutte le città italiane, ce li chiedeva e li pagava pure!
Finita la terza media andò ad apprendere il mestiere d’elettricista, era la sua passione più che un mestiere fin da ragazzo.
Lo incontrai anni dopo, mi parlò di un film locale che aveva realizzato, io muovevo i primi passi in un teatrino di parrocchia.
Le nostre strade s’incrociarono più volte, con il tempo era diventato un bravo organizzatore, pur movendosi con pochi mezzi aveva la spregiudicatezza d’andare a Catania e contattare attori e attrici dello Stabile di Catania e portarli sulla scena aretusea.
Ricordo al caffè – luogo d’incontro d’artisti o pseudo tali - le risate che ci facemmo alle sue spalle quando annunziò che avrebbe portato allo stadio Nicola De Simone il complesso dei POOH che all’epoca era primo nelle classifiche della hit parade.
Ci rimangiammo quelle risate con gli interessi, i POOH riempirono per ben due volte il vecchio stadio e gli amici che avevano creduto in lui finanziandolo guadagnarono bene.
Tra noi c’era stima e affetto, anche se non era necessario, quando doveva strapparmi un sì per qualsiasi parte teatrale grande o piccola, ricorreva alla frase “ricordati ca nuatri ni canuscemu ‘i nichi!”
Se ne è andato un pomeriggio d’ottobre, mentre gli amici della compagnia Tropical Piccolo Teatro, diretta da Agostino La Fata, erano riuniti alla sede CISL di Siracusa, per un’improbabile registrazione di voci nel tentativo estremo di fargliele ascoltare e uscire dal coma… La triste notizia ci colse impreparati, Pippo Borderi era uscito di scena in silenzio, ma quanto rumore nei nostri cuori quel silenzio…

Armando Carruba


U PISCI E U VINU – (Stefano NOBILE)

Quanti frutti runa ‘u mari
pisci vari ri tanti saputi
‘u tunnu alalonca e pisci spata
‘i frutti ri mari pi fari ‘nzalata.

Pisci arrustutu, bollitu e ‘nfiunatu
cozzi, rizzi, pateddi n’hama manciatu
purpi, sicci, paranza e calamari
e tanti autri molluschi vari.

Murruzzi, trigghi, jammiri e gamberoni 
sunu pi tutti na grandi passioni
c’è ‘u sgummu, a sarda e u masculinu
unni ci sì assetta nu bicchieri ‘i vinu.

‘U vinu ci voli, bonu e misuratu
assiemi a lu pisci veni gustatu,
pisci pisci co’ vinu accuppiatu
ti senti ‘n saluti e mai malatu.

Stefano NOBILE

IL PESCE E IL VINO – Quanti frutti da il mare/ vari pesci che tanti conoscono/ il tonno, l’ala lunga e il pesce spada/ i frutti di mare per fare l’insalata/ Pesce arrostito, bollito/ cozze, ricci, telline ci siamo mangiati/ polpi, seppie, pesci piccoli e calamari/
e tanti altri molluschi vari./ Merluzzi, triglie, gamberi e gamberoni/ sono per tutti una grande passione/ c’è lo sgombro, la sarda e il mascolino/ dove si siede un bicchiere di vino/ Il vino ci vuole, buono e misurato/ assieme al pesce viene gustato/ pesce con il vino accoppiato/ ti senti in salute e mai malato. 

STEFANO NOBILE

Il commendatore Stefano Nobile ha partecipato a due rassegne della TERRA MIA la quinta del 13 gennaio 2001 e la sesta del 12 gennaio 2002, mettendosi in luce per la sua carica di simpatia e sicilianeità.
Un grande bagaglio culturale siciliano, appreso nei tanti anni di vendemmia, a fianco 
dei contadini, un’enciclopedia ricca di versi popolari, proverbi, detti, racconti etc.
Contento della serata del 2001, l’anno successivo portò e distribuì a tutti coloro che ne facevano richiesta il volume che aveva dato alle stampe nel 2000 LE POESIE DEL COMMENDATORE poesie d’amore, d’attualità, siciliane e umoristiche.
Il 3 agosto del 2002 nel corso della prima rassegna poetica VIENTU R’AMURI a Marzamemi lessi la sua poesia “’A vinnigna”, avrei voluto avere molto tempo a disposizione per ascoltarlo, purtroppo oggi oltre la distanza che ci divideva ci manca sempre più il tempo.
L’amico poeta Sebastiano Giuga, mi comunicò la sua scomparsa.
Pachino ha perso uno dei suoi figli migliori.

Armando Carruba

CIURI DI CAMPU – (Michele GOLINO)

Biata la natura ca vi fici
e chini di coluri vi vistìu
‘mmenzu all’ervicedda cresciti
gudennu di lu tempu assignatu

Picca ‘u ciauru ca pussiditi
ma basta ‘a biddizza ppi giuiri 
na festa ‘nta li campi purtati
ca casi e pirsuni rallegrati

Quannu lu suli è ‘o tramuntari
e astuta ‘i luci da jurnata
pronti ssu ‘i stiddi a cumpariri
comu li ciuri mai siminati.

Michele GOLINO

FIORI DI CAMPO – Beata la natura che vi ha creato/ e pieni di colori vi ha vestito/ tra l’erbetta crescete/ godendo del tempo assegnato/ Poco l’odore che possedete/ ma basta la bellezza per gioire/ una festa nei campi portate/ che case e persone rallegrate/ Quando il sole è al tramonto/ e spegne le luci della giornata/ pronte sono le stelle a mostrarsi/ come i fiori mai seminati.

MICHELE GOLINO

Michele Golino è stato un bravissimo pittore verista; l’ho conosciuto nello studio del pittore Alfano al Corso Gelone nel momento in cui muoveva i primi passi nella poesia dialettale.
Un amico comune ci presentò e mi chiese se potevo dargli una mano cosa che feci ben volentieri; uscito dal lavoro mi aspettava alla fermata dell’autobus e a casa mia parlavamo di poesia dialettale scambiandoci pareri.
Volle ringraziarmi un giorno molto simpaticamente; mi invitò a casa sua e dopo aver parlato del più e del meno mi mostrò due quadri dicendomi: quale ti piace? – questo, risposi indicando un paesaggio marino, - giralo! mi disse … lo girai c’era scritta una dedica per me.
La mattina del 7 gennaio 2000 gli telefonai dall’ufficio:
- Pronto Michele come va?
- Tutto a posto Armando e tu?
- Mi raccomando stasera vieni al Vermexio?
- Certo che vengo la mia poesia la leggi tu?
- Sì …te la leggo io, a stasera Michele ciao

La sera al Vermexio Michele Golino non c’era, cominciò la Rassegna furono lette delle poesie, ad un certo momento Agostino La Fata m’informa sottovoce che Michele Golino ha avuto un infarto e non c’è più. Attimi di smarrimento, decidiamo di dire lo stesso la poesia e di dire della sua scomparsa.
Al microfono Agostino trova le parole adatte per informare la sala che Michele Golino ci ha lasciati per continuare il cammino nella Fede, il poeta Pietro Cataudella propone di dire un Padre Nostro e tutta la sala prega.
La quarta rassegna della TERRA MIA non la dimenticheremo mai.

Armando Carruba


STIDDA ‘NTRA LA NOTTI (Giovanni Torchevia)

Quannu lu suli si curca
e u jornu sunnulìa,
cala supra ‘u me’ cori
na gran malincunia 

La cutra di la notti
cummogghia tutti cosi,
cumparunu li stiddi
ma stuta l’occhi mia.

‘Nmenzu a tuttu ddu scuru
la menti mia s’adduma,
lampìa e spisiddìa
picchì né mé pinzeri vidu a tia.

Giovanni TORCHEVIA

STELLA NELLA NOTTE – Quando il sole si corica/ e il giorno s’addormenta/ cala sul mio cuore/ una grande malinconia/ La coltre della notte/ copre tutte le cose/ compaiono le stelle/ si spengono i miei occhi/ In mezzo a tutto quel buio/ la mia mente s’accende/ lampeggia e si sbizzarrisce/ perché nei miei pensieri vedo te.


GIOVANNI TORCHEVIA

Se il presentatore Nunzio Filogamo è ricordato per la sua frase “Cari amici vicini e lontani…” Giovanni Torchevia, radiofonicamente parlando è ricordato per quel suo modo di salutare a fine trasmissione “e sono il vostro amico Giovanni Torchevia vogliamoci tanto bene”.
Giovanni l’ho conosciuto all’emittente locale diretta da Armando Greco, Superradio Siracusa; si occupava di programmi di poesie, canzoni, opinioni, dediche, richieste etc.
Scriveva poesie in lingua e dialetto e racconti; vincendo varie volte nei concorsi. 
Aveva dentro sè una forte carica d’umanità, amava il suo pubblico radiofonico ed era ricambiato, insieme abbiamo condotto programmi siciliani, e quiz che avevano come premio libri messi a disposizione da amici scrittori.
Un male attaccava il suo fisico ma non il suo animo; al ritorno dalle ferie estive del 2004 un amico comune mi comunicò la sua scomparsa, risento il suo saluto e chissà quanti come me … “e sono il vostro amico Giovanni Torchevia vogliamoci tanto bene!” sì Giovanni vogliamoci tanto bene finchè ci siamo… ciao!

Armando Carruba 

FRUMENTU – (Oreste REALE)

Comu l’unna si movi
lu mari d’erba ‘nfucata, e cimiddìa.
Acchiana pi l’aria nu diliriu
di griddi e di cicali,
e ‘ntrona lu ruspu ca s’addurmisci,
supra na fogghia ‘ntra la riva e l’acqua.

Mari di pratu e fraschi
c’hannu di l’omu li culura.
Rispittusa la spica ‘ncurunata,
cala la testa a la so matri terra
e, ‘ntra nu ruppu e l’autru,
la canna vacanti sona
a la carizza di lu ventu maiulinu.
La lunguledda sbatti e stenni la manu
p’acchiappari na nota di frischittu
ca pi l’aria và, circannu la calura.
Aspettanu la fauci li spicuzzi
cu li capiddi bruni a ventu a ventu.
Lu suli, l’acqua lu surcu di viddanu,
ficiru nasciri, di la terra arsa,
la carni di nostru Signuri. 
E la spica si ruculia
comu na bedda figghia 
cu lu spènsiri novu
davanti a lu specchiu.
Poi, a la sira, lu ramu siccu
si smarina e pensa
ca a ghiornu addiventa frumentu
e poi farina e poi, supra la mensa,
Ostia saramintata.

Oreste REALE


ORESTE REALE

Ho conosciuto Oreste nel 1976 a casa del dott. Spicuglia che aveva messo a disposizione una stanza adibendola a emittente radiofonica locale “Siracusa Sound”.
Insieme abbiamo condotto tante trasmissioni di poesie, l’emittente era ricca di programmi culturali: medicina, sport, sociale, dibattiti politici etc. Anche se non mancavano i cosiddetti programmi leggeri: quiz, dediche e richieste etc. poi le nostre strade si divisero. 
Un giorno mi diede un copione – Un siracusano a Milano – lo passai ad Agostino La Fata, ed ebbi l’occasione di presentarli ... nacque un meraviglioso sodalizio, la compagnia diretta da La Fata negli anni ha messo in scena con successo molte commedie di Oreste Reale.
La sua scomparsa ci lascia orfani di un uomo di cultura che tanto ancora aveva da dare al mondo teatrale e culturale; un esempio per chi volesse cimentarsi a scrivere per il teatro.
Armando Carruba 


DUCIZZA – (Roberto SIPIONE)
E pinzari c’haju sunnatu ppi tanti anni
tra sti quattru mura di jssu
‘na picciotta ‘i casa comu a tia!
…U chiantu 
e la granni ducizza ca mi duni
macari quannu…
nun meritu mancu na to’ taliata! 
Ssì accussì bedda ppi mia
ca ‘a li voti penzu…
ca ssì pappiddaveru mia!
Haju a vestiri l’occhi to’ di autri mumenti
haju a stutari l’urtima stidda
unni lampianu i me’ sonni di ventu.
A voti m’addumannu…
unni trovi dda’ forza
ppi vinirimi appressu ‘nte me’ fuddii,
‘nta ddu’ mumentu…
tu sula ssì ‘n ancilu
e ju…
‘u picciriddu di ddà futugrafia 
c’ha ristatu ‘nto tavulu 
‘nto pruvulazzu ddo’ tempu,
ma è ‘nta puisia ca semu ‘i stissi,
forti, tutti dui, luntani… 
comu ddu rai ‘i suli
comu ddu stizzi di luna
‘nta mari d’amuri.
Eppuru sai,
quannu lu jornu ssi nni va ccu tia
tornu a pinzari ‘ntra sti mura ‘i jssu,
e ‘nta me’ faccia ‘i petra
m’accarizza ‘u solitu duci amaru turmentu,
e penzu ca…
“fimmini comu a tia”
ca si cercanu sempri
nun s’avissuru ‘a truvari mai
avissunu ‘ssiri sulu
stiddi ‘nto celu
dd’addumisciri tutti i notti ‘nta l’arma.
Roberto SIPIONE


ROBERTO SIPIONE

Roberto Sipione, alias Roberto Mondial, per la sua lunga militanza a Siracusa Mondial Radio, è stato il poeta in assoluto.
Vincitore di numerosi concorsi letterali, era noto in città e provincia per i suoi
programmi radiofonici dove tra una canzone e una dolce melodia porgeva i suoi 
versi riscotendo consensi.
Dopo la chiusura di Mondial Radio, ci siamo ritrovati a Superradio e anche lì confermò le sue qualità di conduttore radiofonico.
Al suo funerale, un amico comune, in lacrime mi raccontò che Roberto per anni
è stato sempre disponibile giorno e notte, feriale o festivo a dare conforto agli ammalati con la sua professionalità d’infermiere e soprattutto con tanto infinito
amore, e a sottolineare le parole di quest’amico, un signore dall’altare con la sua
testimonianza ci faceva conoscere un Roberto Sipione che per anni e anni è stato 
in prima linea nel volontariato senza nulla chiedere; un lato di Roberto che molti
di noi ignoravamo. 

Armando Carruba

L’ARVULU D’ALIVA – (Vittorio BURGIO)

La to’ granizza è putenza,
e ‘nte me’ riordi
vinci li putenti.
‘U to’ stemma è ‘a paci,
e ogni tantu ‘a to’ forza taci,
ma ti viru rammaricatu
ti talìu ccu stima
ma ti viru malatu.
Chi hai? parra?
Caru amicu miu
mi rattristu ogni tantu,
viru li me’ rami a lu ventu
pirchì puru ppi iddi su tempi duri,
nun sapennu agguantari li so’ ciuri
e macari ddu jornu
ccu lu so’ ventu
sennu rami ‘i razza
a nà truvari la so’ bunazza 

Vittorio BURGIO

L’ALBERO DELL’ULIVO – La tua grandezza è potenza/ e nei miei ricordi/ vinci i potenti/ Il tuo stemma è la pace/ e ogni tanto la tua forza tace/ ma ti vedo rammaricato/ti guardo con stima/ ma ti vedo malato/ Che hai? parla?/ Caro amico mio/ mi rattristo ogni tanto/ vedo i miei rami al vento/ perché pure per loro sono tempi duri/ non sapendo tenere i suoi fiori/ e magari quel giorno/ con il suo vento/ essendo rami di razza/ dobbiamo trovare la loro bonaccia.


VITTORIO BURGIO

A presentare Vittorio Burgio agli amici della Terra mia, è stato il poeta Pippo Barbagallo, entrambi siracusani dda’ buggata, i Burgio erano famosi negli anni
50/60 per il mitico caffè Burgio, ch’era situato al largo destro dell’inizio di via 
Piave di fronte alla ferrovia.
Vittorio è stato insegnante di meccanica all’Istituto Educativo Umberto I° per i siracusani di una certa età conosciuto come l’Ospizio, quando era ubicato al C/o
Umberto I° (‘u rettifilu).
L’Ospizio negli anni cinquanta oltre ad ospitare orfani dei caduti in guerra, ha levato dalla strada tanti ragazzini insegnando loro un mestiere come tipografo, meccanico,
elettricista etc. e avviandoli ad un lavoro sicuro.
Nei momenti di svago in quell’Istituto, interminabili partite di pallone sullo spazio mattonato del cortile e tutti rigorosamente scalzi!
Allenatore in quegli anni padre Emanuele e grazie a lui tanti ragazzi in seguito hanno militato in squadre di calcio del campionato di serie C e B.
Vittorio Burgio è ricordato alla Terra mia, per la sua disponibilità, gentilezza e le sue poesie dove rispecchiano la nobiltà d’animo del mai dimenticato Vittorio. 

Armando Carruba

SARAUSA – (Salvatore GUGGINO)

Sarausa ca vigghi
‘nta sta notti d’’stati,
ti talìu ddo’ tiatru grecu
‘nta tutta ‘a biddizza
ddi ‘sta notti ‘i luna!
‘U lamentu dde’ cani
‘nte casi lontani
rumpi ‘u silenziu
‘o mari, ca s’annaca
‘o portu granni.
Parranu anticu
sti petri ca figghianu 
jornu doppu jornu
ervi e ciuri ‘i campagna.
‘Nti tia riposa
‘a fatica ddo’ jornu
passatu,
lassanu postu
a sonni ‘i carusanza,
cu sapi si stanotte ‘u miu...
Ti viru accussì
amanti dde’ stiddi
ca t’hanu ‘a pur tari
tuttu l’amuri miu
di quannu nascìu
finu ‘e to’ rarichi funnuti
oggi e dumani ...

Salvatore GUGGINO

SIRACUSA – Siracusa che vegli/ in questa notte d’estate/ ti guardo dal teatro greco/ in tutta la tua bellezza/ di una notte di luna/ Il latrar dei cani/ dalle case lontane/ rompe il silenzio/ al mare che ondeggia/ al porto grande/ Parlano antico/ queste pietre che nascono/ giorno dopo giorno/ erbe e fiori di campagna ./ In te riposa/ la fatica del giorno/ passato/ lasciando il posto/ ai sogni della fanciullezza/ chissà se stanotte il miu.../ Ti vedo così/ amante delle stelle/ che devono portarti/ tutto il mio amore/ di quando son nato/ fino alle tue profonde radici/ oggi e domani ... 





SALVATORE GUGGINO

Il dottore Salvatore Guggino, era quello che si dice ‘n pezzu ‘i pani! Prestava la sua opera presso l’INAM con diligenza, scrupolosità e quella umanità tanto ricercata negli ambulatori, tanto che oggi è diventata merce rara.
Era uno dei punti di riferimento per l’A.V.I.S. e uomo di cultura fine poeta.
La sua dipartita mi ha colto impreparato una mattina che uscendo dall’Ospedale, per delle analisi, ho letto il suo necrologio.

Armando Carruba







SONNU CATARINA – (Letterio CAFEO)

M’arrisbigghiai allegru ‘na matina
me’ mugghieri mi rissi: Chi sì stranu!
cu st’aria contenta e libertina,
chi ti successi? E mi strinciu la manu.

Ci rissi: Mi sunnai ‘na cosa strana
ca ‘n sonnu la liggevu ‘nto giurnali:
“ L’UMANITA’ E’ DIVENTATA SANA”
nun ci su latri e mancu criminali,

nun s’a parrai cchiù di li tangenti,
nun cisu scippi né rapini e scassi,
su tutti onesti l’alti dirigenti
e ‘u Guvernu vo’ livari i tassi.

Li cosi m’hannu parsu accussì veri
ca nun pozzu scurdari dda matina.
Risbigghiati! mi dissi me’ mugghieri
Risbigghiati! è sonnu CATARINA!

Letterio CAFEO 

SOGNO CATERINA – Mi sono svegliato allegro una mattina/ mia moglie m’ha detto: che sei strano!/ con quest’aria contenta e libertina/ che ti è successo? e mi ha stretto la mano/ Gli dissi: ho sognato una cosa strana/ che nel sogno la leggevo sul giornale/ L’UMANITA’ E’ DIVENTATA SANA/ non ci sono ladri e neanche criminali/ non si deve parlare più di tangenti/ non ci sono scippi né rapine o scassi/ sono tutti onesti gli alti dirigenti/ e il Governo vuole togliere le tasse./ Le cose mi son sembrate così vere/ che non posso dimenticarmi di quella mattina/ Svegliati mi disse mia moglie/ svegliati! è sogno CATERINA! 


LETTERIO CAFEO

Il prof. Arturo Messina il 10 febbraio 2006, così ebbe a scrivere sul quotidiano Libertà in occasione della scomparsa di Letterio Cafeo:

Tutti a Siracusa lo conoscevano e lo stimavano, non solo per la sua vena poetica spontanea, che numerose volte gli ha procurato ambiti riconoscimenti ai concorsi di poesia in vernacolo banditi ovunque in Sicilia, non solo per la validità delle sue raccolte liriche pubblicate e lette da tanti amatori di poesia siciliana, ma anche per la bontà del suo carattere, per il fine umorismo che scaturiva dalla sua visione serena della vita e si profondeva nel dialogo con gli amici e nei suoi versi, che egli curava premurosamente non solo nel contenuto ma anche nella forma particolare siciliana.

L’ho conosciuto in una delle rassegne che si svolgevano annualmente a Manghisi negli anni ottanta, e in queste della Terra mia; di lui oltre l’ indiscussa bravura nel poetare possedeva modestia e bontà d’animo fuori dal comune; un paio di volte le 
sue poesie, per papere del lettore, sono state presentate male al pubblico, Letterio accettava con un sorriso perché se è vero che ccu mancia fa muddichi, è altrettanto vero che chi legge poesie può produrre papere.
Per chi scrive poesie partecipando a concorsi e rassegne, Letterio Cafeo è un esempio da imitare; Siracusa parafrasando il Buttitta con la scomparsa di Letterio Cafeo ha perso una corda di quella chitarra che è il nostro dialetto. 

Armando Carruba


NATALE EMANUELE CONFORTO

Eravamo vicini di casa e lavoravamo nella zona industriale priolese; il maestro Conforto era un poeta anche se non scriveva versi, ma quando abbracciava con amore la fisarmonica, era davvero musica divina.
Artisticamente l’ho conosciuto in un programma televisivo locale in cui entrambi prendevamo parte, in seguito l’ho rivisto suonare in un complesso che aveva successo in un altro programma televisivo condotto da Armando Greco, erano i primi tempi della TV locale.
Tanto bravo quanto modesto, sincero e disponibile; il 15 febbraio 2003 per la settima rassegna curò la parte musicale.
Ricordo che andammo a casa sua disperati per l’ indisponibilità, di un cantante per la canzone “Cumeta siciliana” di Giovanni Frasca e la prerogativa unica era affidarla alla voce di Agostino La Fata … quanta pazienza e disponibilità nel maestro Conforto! 
In rassegna dato che l’amico La Fata cantante non è, chiamammo da parte l’autore Giovanni Frasca e gli proponemmo di cantarla lui stesso la canzone … avevamo fatto un uomo felice e anche se stonato riuscì col validissimo aiuto del Conforto a divertire ed entusiasmare il pubblico in sala.
Con la scomparsa di Natale Emanuele Conforto la musica siracusana ha perso un pezzo della sua storia.

Armando Carruba 


ARMANDO GRECO

Armando Greco ovverosia: giornalista, poeta, commediografo, conduttore di programmi radiofonici e televisivi, direttore d’emittente privata.
Conoscevo Armando Greco da vecchia data, quando nel ’68 iniziavo a calpestare le tavole del palcoscenico e lui scriveva per un giornale locale che usciva la domenica sotto lo pseudonimo di Argo.
Pieno di idee rivoluzionarie e positive fu direttore della seconda emittente locale che si installò a Siracusa, riscotendo da subito un grande successo per il suo linguaggio popolare.
Questa radio ha dato voce a tutti, anche a persone che avevano litigato con la lingua italiana e che tutto potevano fare fuorché radio, eppure avevano più successo di tanti conduttori preparati di altre emittenti.
E’ stato direttore di una emittente televisiva e otteneva indici d’ascolto invidiabili sino a notte fonda.
Ricordiamo tantissime meravigliose trasmissioni.
L’ho conosciuto negli anni ottanta e sino alla chiusura della radio sono stato un suo collaboratore. 
Insieme abbiamo condotto tanti programmi siciliani e culturali.
Ha portato Siracusa al centro dell’attenzione con il premio Capodieci.
Con Armando Greco scompare un pezzo di cultura siracusana.

Armando Carruba

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