lunedì 20 giugno 2016

PARRARI 'N SICCU di Armando Carruba


FARI LA CALATA DI LI 'MBRIACHI
Fare la calata degli ubriachi

Una cosa tumultuosa, confusa; ma anche spiritosa e allegra. La "calata dde' 'mbriachi" aveva luogo al ritorno del pellegrinaggio al Santuario dei tre fratelli santi di Trecastagni: Alfio, Cirino e Filadelfo (il paese prese il nome dai Tre Casti Agnelli). La notte del 9-10 maggio, da tutti i posti dell'Etna convergono a Trecastagni decine di migliaia di pellegrini. Questo pellegrinaggio è consigliato ai sordomuti, potrebbero riacquistare la parola e l'udito. 
I devoti compiono il viaggio a piedi, portando sulla spalla ceri grossi come tronchi d'albero.  Di tanto in tanto (naturalmente i loquaci) sostano e gridano "Sant'Alfiu A tia vegnu cu' tuttu u cori!" Oggi indossono lunghi mutandoni e maglie. Arrivati a Trecastagni la folla si accampa in piazza o dentro il Santuario. Poi la folla comincia a mangiare. Cibi di prammatica sono la carne di castrato e il lardo salato. Poi l'immancabile assortimento di frutta secca (che in siciliano si chiama "scacciu") Il tutto innaffiato con dell'ottimo vino dell'Etna. A questo punto la festa rivela la sua antica origine pagana: il Calendimaggio. La gozzoviglia dura fino al 10 maggio pomeriggio quando i pellegrini stanchi e carichi di trecce d'aglio, ritornano a casa. E una volta il ritorno a casa assumeva toni anche drammatici. La gente viaggiava su carri continuando a mangiare e bere e suonando cantando canzoni siciliane. Il vino faceva sì che questo ritorno fosse costellato di risse e sangionosi duelli rusticani, di rotture di vecchie amicizie e inizio di nuove. Otto giorni dopo la replica. . .

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