LA
STAZIONE MARITTIMA
Quando
qualcuno mi domandava che mestiere volessi fare da grande, non avevo alcun
dubbio: il ferroviere! In particolare il manuale manovratore; quel personaggio
che con bandiera rossa e fischietto indirizzava i treni dentro la Stazione,
quel lavoratore che manualmente provvedeva all’aggancio e sgancio vagoni, al
cambio binario etc.
Godevo
delle loro simpatie, conoscevo i turni di lavoro e la mattina dopo aver fatto
colazione, condizione unica per andare al casello, di corsa per le scale con la
bandiera rossa, cappello e fischietto.
Il
signor Carruba, all’epoca casellante, benevolmente permetteva che l’aiutassi a
mettere le catene negli appositi anelli per impedire l’accesso ai binari.
I
manovratori mi facevano sventolare con loro la bandiera e segnalare al treno di
muoversi, la mia felicità era indescrivibile.
Non
so quante volte domandai al signor Carruba se per caso eravamo parenti giacchè
anch’io mi chiamavo così; mio padre a volte mi faceva prendere il treno alla
Stazione Marittima per poi scendere alla Centrale.
Poi
tutto finì una triste sera che il signor Carruba morì; non andai più al casello
con la bandiera e fischietto e quando attraversavo i binari lo facevo
velocemente.
La
Stazione Marittima era importante perché dava la possibilità ai viaggiatori di
scendere direttamente in Ortigia e dava la possibilità ai passeggeri che
dovevano imbarcarsi di trovarsi sul posto.
Ottimo
scalo merci marittimo/ferroviario entrò in crisi quando i viaggiatori
preferirono l’aereo alla suggestiva ma pur lenta nave.
I
tifosi etnei per assistere alla partita venivano a Siracusa con il treno per
poi fermarsi alla Stazione Marittima Catanisi cchè corna tisi! era lo sfottò
che accoglieva questi simpatici tifosi, poi tutti al piazzale delle poste per
prendere la barca e giungere in borgata sino al campo sportivo.
Quando
con le navi partivano gli emigranti, era uno spettacolo, la piazza antistante
alla Stazione Marittima era affollata, molti i carrettini che vendevano gli
ultimi souvenir come bambole, pupi e carretti siciliani in miniatura e quei
meravigliosi lavori – come porta aghi da cucito e centrini – realizzati con
pazienza certosina dai carcerati da’casa
ccu ‘n occhiu.
C’era
un bar alla Stazione Marittima con un complesso che allietava le serate ai viaggiatori
e non; a volte brani lirici, musica leggera, o canti folk.
Oggi
in questa Stazione non arriva e non parte nessun treno, come nessuna nave
passeggera con le sue luci illumina la sera il piazzale; è tutto freddo, vuoto,
buio…soltanto un lampione da’ un po’ di luce ad un angolo di marciapiede, ed è
lì che ho fumato l’ultima sigaretta, poi sono andato via con i fantasmi del mio
passato.
Armando
Carruba
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