venerdì 3 marzo 2017

I CALAFATARI da I ragazzi del Molo S. Antonio di Armando Carruba

I CALAFATARI
Sembra strano con la crisi di lavoro che c’è, che pochissimi giovani, stando a quel che si dice, abbraccino questa professione che dopotutto lo farebbe vivere dignitosamente dal momento che c’è ancora un bel po’ di persone disposte a farsi costruire una barca.
Al cantiere sono rimasti artigiani anziani che lamentano la non presenza giovanile al lavoro, i tempi cambiano e le aspirazioni della gioventù sono diverse, e quindi come si suole dire chianciri ‘u mortu ssu lacrimi persi.
Basta passare in macchina e buttare uno sguardo al cantiere, che per incanto lo vedi come ai bei tempi, pieno di pescherecci e barche e con i ragazzini a gironzolare di nascosto fra le imbarcazioni sognando ad occhi aperti le avventure dei pirati.
Il risveglio era rappresentato da un addetto ai lavori che era sempre pronto a menar le mani se quell’improvvisata ciurma non levava l’ancora alla svelta, ma questo non dissuadeva minimamente nessun giovanissimo dall’andare a giocare in quel posto.
A quell’epoca c’era una barchetta che probabilmente doveva servire ai calafatari per spostarsi via mare, da un’imbarcazione all’altra, e la sera era lì, priva di remi legata ad un anello di ferro del molo.
Prenderla non era un’impresa da poco considerato che il cantiere era custodito anche di notte; quindi i ragazzini prima si procuravano le tavolette – tolte a delle cassette per pesci – e che dovevano servire da remi, e dopo controllavano i movimenti del guardiano.
Quando lo ritenevano opportuno, cercando di fare meno rumore possibile, di corsa alla barchetta; il più esperto scioglieva il nodo che la teneva legata all’anello in ferro e dopo tante discussioni su chi doveva salirci sopra, a bordo e…avanti tutta!
Questo avveniva perché io ragazzini presenti a questa operazione erano molto di più rispetto alla capienza della barchetta.
Andava a finire che le lagnanze, non più a bassa voce, di chi era rimasto a guardare sul molo, facevano accorrere il custode con il risultato di procurare un fuggi..fuggi generale di chi era ancora in cantiere e un attracco della barchetta al molo di fronte, per evitare il rimprovero manesco del guardiano a quella ciurma improvvisata.

Quel cantiere per i ragazzini degli anni ’50 ha costituito un simpatico parco giochi; su quella barchetta tanti giovanissimi, di contrabbando, hanno imparato a remare, speriamo che anche questi nostri simpaticissimi calafatari remino ancora per tanti e tanti anni.

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