venerdì 28 luglio 2017

'A PLAYA di Armando Carruba (da I RAGAZZI DEL MOLO S. ANTONIO)

LIDO PLAYA

Alla Marina c’era un casotto in legno vicino al mare; era la biglietteria per prendere i vaporetti che portavano al lido Azzurro o al lido Fazzina, ‘a Playa; in seguito fu soppresso il servizio per il lido Fazzina e finché durò rimase quello che dalla Marina attraversando il porto grande giungeva alla sponda opposta, il lido Azzuro, unni abballunu ‘i pulici.
Il costo del biglietto negli anni ‘57/58 era di 35 lire per una corsa 60 lire andata e ritorno.
I ragazzini delle Carcare, Pantheon, puzzu ‘ngigneri e dintorni, per raggiungere ‘a Playa, raramente utilizzarono il famoso vaporetto; i più grandi prendevano in prestito la bicicletta di famiglia, l’automobile la possedeva soltanto l’elite siracusana , e portando un compagno di giochi sulla canna e l’altro sul portabagagli, raggiungevano pian pianino la spiaggia.
Il mezzo più comune per tutti, era quello di cavalcare le scarpe, tanto, facilmente si sarebbe potuto ottenere un passaggio, data l’assidua presenza in strada di carretti trainati da cavalli da tiro che prendevano merce dal mercato all’ingrosso.
I carrettieri erano ben disponibili a far salire i ragazzini e, spinti da quest’ultimi, il più delle volte ingaggiavano con qualche collega una simpatica corsa, colorita da frasi dialettale di sfottò.
Il lido Playa era considerato la spiaggia dei poveri perché spesso e volentieri si potevano incontrare in acqua persone e animali da soma, ed è per questo motivo che il luogo viene ricordato ancora oggi con la frase unni si lavavunu ‘i scecchi.
Sui quella sabbia intere famiglie si stendevano fin dalle prime ore del giorno, costruendo capanne con canne e vecchi teloni; i ragazzini sempre a correre, ad attendere l’arrivo do’ papurinu per poi fare un tuffo da sopra; a giocare a palla o a rimuovere a mare la sabbia cercando le cozze bianche.
Chi non sapeva nuotare si forniva di una vecchia camera d’aria rattoppata e all’ora di tornarsene a casa, di corsa a lavarsi con il sapone nelle acque gelide del fiume.
Oggi abbiamo scoperto altri lidi, abbandoniamo la città, le usanze, le tradizioni; il lido Azzurro e il lido Playa non esistono più, questo lido non è più la spiaggia di un tempo, sepolto da una fitta vegetazione spontanea di cardi spinosi e rovi pungenti.
C’è un cartello che informa in quattro lingue che non si può fare il bagno, la sabbia non la si vede quasi più e quella che c’è è popolata da ogni specie di insetti.
Di questa spiaggia rimane solo il ricordo di una fanciullezza che è riposta nel cuore di chi l’ha vissuta, dove nessun vento la potrà mai portare via.                                                         


                                              

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