E’ proprio così, tra Siracusa e Catania c’è stata sempre una simpatica rivalità, specie sul campo calcistico.
Quando, ai tempi dde’ canonici ‘i lignu, eravamo entrambi in serie B, ogni volta che le squadre s’incontravano c’erano dei simpaticissimi sfottò, quelli che dovrebbero esserci in ogni partita di calcio, senza mai trascendere.
Quan E do c’era questa partita di cartello la tifoseria siracusana si organizzava, eccome si organizzava! I cugini etnei giungevano nella nostra città in treno che si fermava alla stazione centrale e poi proseguiva alla marittima.
Durante il tragitto centrale-marittima sul muretto che delimitava la ferrovia di via molo, tanti ragazzini vocianti accoglievano l’arrivo del treno al grido di “catanisi cche’ corna tisi” (loro replicavano sarausani cche’ corna sani), ma era sul piazzale della Stazione Marittima che quasi sempre dava il benvenuto ai tifosi catanesi nu sciccareddu con in groppa ‘na cascia ‘i morto (che naturalmente rappresentava il Catania), ma anche loro avevano i loro cori; un nostro motivetto nato così per caso, come ne spuntano tanti e non si sa l’autore era “Il Piave mormorò … vò tagghiati ‘u capiddu zum zum”.
Successe che si sparse la voce che la polizia avrebbe arrestato per oltraggio ad un inno nazionale, chi fosse stato sorpreso a cantare questo motivetto, e l’ingegno di qualche sportivo, ipso stampo, lo cambiò in “Totò ci dissi a Piddu vò tagghiati ‘u capiddu zum zum” e ancora oggi, anche se raramente, chi come me ha vissuto quel periodo, lo usa, non per le partite Siracusa – Catania, ca oramai sunu ‘nta menti ‘i Diu, ma vedendo qualche giovane della famiglia con i capelli più lunghi del normale.
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