Dalle memorie degli anziani (rilasciate negli anni '60) e da alcuni scritti dell'antropologa americana Ch.Gower Chapman, riporto di seguito come vivevano negli anni '30 il periodo Pasquale i siciliani dell'entroterra.
Durante le due ultime settimane di Quaresima si svolgono funzioni religiose speciali, che erano condotte da un predicatore. Nel 1929 il predicatore di Milena (prov. Caltanissetta) veniva da Campofranco. Le cerimonie si tenevano nel pomeriggio, con un pubblico di fedeli composto esplusivamente da donne. I suoi sermoni trattano della confessione, della morte, della vera penitenza, del peccato del furto, del figliol prodigo. Quest'ultimo argomento, che è molto popolare, sembra sia stato in quegl'anni quello culminante. Ogni funzione si divide in due prediche, intervallate da canti sacri diretti dal prete.
La domenica delle Palme la maggior parte di quanti assistono alla messa si munisce di rami di palma, quelli raccolti in paese vengono decorati con fiori veri o artificiali, quelli comprati possono presentarsi con le foglie minuziosamente intrecciate in modo da formare tante piccole croci.
Nel corso della cerimonia, i preti portano i fedeli fuori dalla Chiesa formando una processione alla quale partecipano i confratelli del SS. Sacramento con i loro paramenti e figurano gli stendardi delle associazioni religiose e in cui il chierichetto suona la traccula (ossia la battola, un crepitacolo che sostituisce la campanella per tutto il periodo del lutto più stretto, dal Giovedì Santo fino al momento della Resurrezione, il sabato mattina). La processione gira attorno alla piazza e torna in chiesa, trovandone chiusa la porta, che dopo un apposito rito viene aperta. La processione rientra e la cerimonia viene ripresa.
Nel corso della Settimana Santa un musicante, accompagnandosi con una chitarra, canta "l'ottava del Signore" versi che trattano della Passione. In chiesa tutte le immagini dei Santi, ad eccezione di quella dell'Addolorata, vengono avvolte con veli neri. Durante questo periodo non ci sono prediche.
Per tradizione la mattina del Giovedì Santo si rappresenta in chiesa l'Ultima Cena.
Nel 1929 a Milena la rappresentazione non ci fu perchè molti dei membri della confraternita che di solito recitavano la parte degli apostoli si trovavano in prigione.
Tredici uomini avrebbero rappresentato i discepoli e il prete, nella parte del Cristo, avrebbe lavato e baciato loro i piedi. Dopo questa cerimonia, gli apostoli consumavano un pasto, le cui specialità erano rotoli zuccherati e agnello in zucchero candito; le spese del banchetto erano sostenute dai partecipanti.
Durante la messa del giovedì mattina, si toglie l'Eucarestia dall'altare maggiore e la si ripone in un armadietto dietro di esso. Dopo di ciò, si parla del Signore come si parla d'un morto, e tutta la chiesa entra nel lutto più stretto.
Non si suonano le campane e si tolgono dagli altari tutti gli addobbi. L'acquasantiera viene ricoperta con tavole. Sull'altare maggiore si lasciano accese sei candele. Contemporaneamente tutta la comunità esprime il suo dolore. E' sconveniente (a casa nostra è stato sempre tassativo) cantare, o far musica di ogni genere, o ballare. La maggior parte delle donne si vestiva completamente di nero in segno di lutto.
Nel pomeriggio, davanti all'altare maggiore, viene eretto il Santo Sepolcro. In passato si disponeva il crocifisso sul pavimento e tutti i fedeli andavano a baciare le cinque piaghe di Cristo. L'usanza è stata interrotta per motivi igienici e al posto della figura del Cristo in croce fu messa una croce fatta di candeline.
L'altare è adornato con candele, fiori artificiali, bottiglie di vino piene d'acqua colorata e barattoli con grano fatti germogliare al buio a significare che dopo la morte c'è la vita.
Le visite al sepolcro avvengono per tutto il pomeriggio e per tutta la serata. I più devoti facevano dalla porta della chiesa sino all'altare in ginocchio; altri s'inginocchiano non appena giungono all'altare. Tutti baciano il pavimento ai piedi della croce e lasciano la loro offerta. In passato, era questo il momento in cui, i fedeli più ferventi facevano la devozione della lingua a strascicuni (baciando il pavimento dalla porta della chiesa all'altare); nel retro della chiesa un gruppo di uomini eseguivano musiche e canti del Venerdì Santo.
La sera del venerdì, per le vie principali del paese una processione d'uomini che portano le torce accese, guidata dalla Confraternita del SS. Sacramento, i cui membri vestono tuniche bianche, ma non le cappe rosse.
La predica del Venerdì Santo inizia alle due del pomeriggio, la chiesa è affollata. Non c'è più traccia del sepolcro, mentre il grande crocifisso, affiancato alla statua dell'Addolorata, si trova al centro della chiesa: La predica si suddivide in sette parti, intervallate da pause di riposo del predicatore, durante le quali i fedeli cantano o conversano. Alla fine della funzione, il prete recita la scena della deposizione dalla croce, staccando la figura del Cristo dal legno. La figura viene riposta in un'urna di vetro e portata in processione, seguita dagli uomini che cantano le lamentazioni. La banda esegue marce funebri e l'Addolorata viene portata dietro alla bara, attorniata da un gruppo di cantori. In processione si portano pure il legno della croce e i chiodi. Vi sono anche le bandiere delle associazioni religiose, ammainate e legate con fasce nere.
Il Sabato Santo, il prete brucia davanti alla porta della Chiesa dei tralci di vite, con la cui fiamma si accendono le lampade e le candele, finora tutte spente, della Chiesa. Si benedice l'acqua santa per tutto l'anno e la si distribuisce a quanto hanno recato apposite bottiglie per potersela portare in casa. Tutto questo serve a prepararsi alla Resurrezione, che è rappresentata in modo analogo alla Natività, cioè con lo spostamento d'un drappo dietro al quale si cela la figura del Cristo Risorto, al suono concomitante delle campane della Chiesa, che segnala a quanti sono in casa l'avvenuta Resurrezione. I bambini suonano trombette e battono pavimenti e pareti con bastoni, per scacciare i diavoli.
In Chiesa si tolgono i veli dalle immagini sacre e si riporta la pisside con le particole sull'altare maggiore.
La Quaresima è finita e con essa il lutto, si può tornare a mangiare carne.
Pasqua somiglia a tutte le altre domeniche. Di diverso c'è che la figura del Cristo Risorto rimane sull'altare maggiore e che la messa è annunciata da rulli di tamburo. Tra amici si ci scambia doni di dolci, vino e uova. I dolci tipici hanno la forma di galletti, il cui corpo è costituito in gran parte da uova (ancora oggi è possibile acquistarle 'nte putìe di Milena).
Uno spaccato del periodo pasquale del 1920/30 a Milena prov. Caltanissetta
io bambino mi ricordo nella mia citta di licata vernedi santo alla precessione che facevano incontrare jesus e la madre maria nella drande strada dove mettevano jesus in croce il mio nonno lamentava era paralitico tutti ci mettevamo in ginocchio e lui non mi ricordo di questo buona santa pasqua a tutti un saluto per te ciao coluccio
RispondiEliminaTutto quello che hai descritto, Io l'anno scorso l'ho filmato al mio paese su CD, Siculiana(AG) la parte piu` bella! la sera i canti dietro l'urna.
RispondiEliminaUna vacanza che non si dimendica.
Grazie Armando,
Jerry
quando ero bambina in sicilia, la domenica delle palme mi davano una palma piu` alta di me ed era pesante, decorata con nastri...era bello si sentiva l'aria della festa... grazie armando di tutto, mi stai facendo ricordare delle cose che non ricordavo quasi piu... maria-sirena
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