I
CALAFATARI
Sembra
strano con la crisi di lavoro che c’è, che pochissimi giovani, stando a quel
che si dice, abbraccino questa professione che dopotutto lo farebbe vivere
dignitosamente dal momento che c’è ancora un bel po’ di persone disposte a
farsi costruire una barca.
Al
cantiere sono rimasti artigiani anziani che lamentano la non presenza giovanile
al lavoro, i tempi cambiano e le aspirazioni della gioventù sono diverse, e
quindi come si suole dire chianciri ‘u
mortu ssu lacrimi persi.
Basta
passare in macchina e buttare uno sguardo al cantiere, che per incanto lo vedi
come ai bei tempi, pieno di pescherecci e barche e con i ragazzini a
gironzolare di nascosto fra le imbarcazioni sognando ad occhi aperti le
avventure dei pirati.
Il
risveglio era rappresentato da un addetto ai lavori che era sempre pronto a
menar le mani se quell’improvvisata ciurma non levava l’ancora alla svelta, ma
questo non dissuadeva minimamente nessun giovanissimo dall’andare a giocare in
quel posto.
A
quell’epoca c’era una barchetta che probabilmente doveva servire ai calafatari
per spostarsi via mare, da un’imbarcazione all’altra, e la sera era lì, priva
di remi legata ad un anello di ferro del molo.
Prenderla
non era un’impresa da poco considerato che il cantiere era custodito anche di
notte; quindi i ragazzini prima si procuravano le tavolette – tolte a delle
cassette per pesci – e che dovevano servire da remi, e dopo controllavano i
movimenti del guardiano.
Quando
lo ritenevano opportuno, cercando di fare meno rumore possibile, di corsa alla
barchetta; il più esperto scioglieva il nodo che la teneva legata all’anello in
ferro e dopo tante discussioni su chi doveva salirci sopra, a bordo e…avanti
tutta!
Questo
avveniva perché io ragazzini presenti a questa operazione erano molto di più
rispetto alla capienza della barchetta.
Andava
a finire che le lagnanze, non più a bassa voce, di chi era rimasto a guardare
sul molo, facevano accorrere il custode con il risultato di procurare un
fuggi..fuggi generale di chi era ancora in cantiere e un attracco della
barchetta al molo di fronte, per evitare il rimprovero manesco del guardiano a
quella ciurma improvvisata.
Quel
cantiere per i ragazzini degli anni ’50 ha costituito un simpatico parco
giochi; su quella barchetta tanti giovanissimi, di contrabbando, hanno imparato
a remare, speriamo che anche questi nostri simpaticissimi calafatari remino
ancora per tanti e tanti anni.
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