COSI ‘I SANTA LUCIA
Credenze di Fede
Al culto di Santa
Lucia sono legati usi e tradizioni popolari tramandati da padre in figlio. I pittori del passato rappresentavano S.
Lucia con gli occhi nelle mani o contenuti in un vassoio, questa consuetudine
può essere generata dalla somiglianza del nome di Lucia con quello della
divinità greca Lucina, che secondo l’antica mitologia guariva e preservava
dalle malattie degli occhi.
Per Santa Lucia, si
rinnova la credenza, secondo la quale quando la processione sta per giungere
nei pressi delle case popolari, alla Borgata Santa Lucia, il volto del
simulacro argenteo, portato a spalla, impallidisce, assumendo anche
un’espressione triste.
E ciò avviene perché la Santa sta per passare nei
pressi della colonna che per tradizione indica il luogo del suo martirio. Il 13 dicembre non si mangia né pane né pasta
per penitenza, ma si mangiano verdure varie, a Palermo legumi e panelle - una sorta di “schiacciata” fatta di farina
di ceci, alla quale vengono date varie forme. Ma il vero e proprio cibo
sostitutivo al pane e alla pasta è la cuccìa, tale piatto tradizionale è
costituito da grano ammollato e cotto con l’aggiunta di vari legumi o
semplicemente bollito nel latte.
Un’altra tradizione,
poco nota oggi, è quella secondo cui nello stesso sito in cui Santa Lucia subì
il martirio, si vuole sia scaturita una polla d’acqua, nel tempo ritenuta
miracolosa.
Una memoria scritta
della fonte miracolosa di S. Lucia è documentata dal conte Cesare Gaetani della
Torre che dice testualmente: “Nel 1736 il reverendo sacerdote D. Giuseppe
Moncada, fu invaso da un fiero dolore al fianco, lo risolse andando a bere
quell’acqua”.
Che fine abbia fatto
quella miracolosa fonte non ci è dato da sapere; nessuno ne parla e s’è persa
persino la memoria.
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