sabato 31 marzo 2007

PALME, PANI E CASSATEDDI 'I PASQUA



Per preservare la serenità coniugale e la discendenza della famiglia, le palme benedette la Domenica che precede la Pasqua, vengono poste a capizzu cioè sulla sponda del letto matrimoniale o attaccate vicino a naca dde' picciriddi e ciò grazie alle proprietà quasi taumaturgiche ad esse attribuite dalle tradizioni popolari.
Le palme hanno assunto numerosi significati simbolici. Nei rapporti sociali, ad esempio, offrire una palma serviva a consolidare vincoli di vicinato, ad esprimere gesti di solidarietà, desiderio di riappacificazione e persino... dichiarazioni amorose! A pamma dda' zita (la palma della fidanzata) era infatti il dono che il pretendente era solito inviare alla ragazza che desiderava... impalmare!
Al di là dei suoi significati simbolici, la palma rappresenta ancora oggi un raffinato prodotto dell'arte dell'intreccio.
Le palme utilizzate durante la liturgia pasquale sono accuratamente preparate dai pammari.
La preparazione e 'a vinnita dde' pammi 'ntrizzati, è ancora appannaggio dei braccianti, contadini e cestai.
L'espressione farisi 'i pammi indicava generalmente, il diritto alla raccolta che il proprietario del palmento concedeva in cambio dell'operazione di rimunna (potatura) delle foglie secche.
Ppi tirari 'i pammi bisogna munirsi di lunghe scale e di tutti gli attrezzi che servivano ppi spartiri 'i sbitti, cioè aprire le foglie a ventaglio e privarle dei filamenti secchi.
Nell'eseguire queste operazioni, ogni parmaru sa che è la palma che comanda ... ovvero sono la misura e la consistenza fogliare che suggeriscono il modo di utilizzare la palma stessa.
Travagghiari na pamma a specchiu significa rispettare una simmetria secondo la quale ogni figura sul lato sinistro del ramo va riprodotta uguale sul lato destro.
I tipi d'intreccio sono vari: 'a trizza a pettu d'oca, 'u vureddu 'i lupu etc.
Così intrecciate le palme, in molti paesi della Sicilia, fanno ancora bella mostra di sé tra le mani di gigantesche statue di cartapesta quali i Sampauluna di
S. Cataldo in prov. Caltanissetta che, la DOmenica di Pasqua, assistono all'incontro tra Cristo e la Madonna nella piazza del paese.
Ritroviamo inoltre le palme sugli altari votivi insieme ai pani e altri dolci tradizionali.
A proposito di dolci pasquali non dimentichiamoci le gustosissime e famose cassatelle conosciutissime quelle di Ferla prov. Siracusa e del detto: Cu n'appi n'appi 'i cassateddi 'i Pasqua! che ricorda l'usanza di distribuire a tutti, nel giorno di Pasqua, questi tradizionali dolci che andavano a ruba!

venerdì 30 marzo 2007

CI SONO PURE LORO

Carissimi amici, lo so che affronto un argomento difficile, lo faccio solo ed esclusivamente a mio modo di vedere - che puà essere sbagliato - ma ritengo giusto parlarne.
Ci sono loro, amici siciliani sparpagliati nel mondo, ci sono loro: extracomunitari, marocchini (non sappiamo mai definire il confine tra extracomunitario e marocchino), clandestini, come li vogliamo chiamare li chiamiano ... ci sono loro; che hanno sognato ad occhi aperti l'ITALIA perchè l'hanno vista in TV, non sanno che in Italia e in special modo nelle regioni del SUD c'è la disoccupazione imperante.
E sono venuti, pagando fior di euro (si parla di 2000 - 3000 euro a cranio) per un posto in una barcaccia malsicura che non si sa mai come andrà a finire.
E sbarcano a Lampedusa - che scoppia - non potendo sopportare il carico umano, e sbarcano a Pozzallo, Pachino ... e sbarcano, e quando non sbarcano vanno a riva a nuoto con la forza della disperazione verso un paradiso chiamato Italia che loro hanno visto in TV.
Poi li vediamo sulle strade, molte ragazze giovani e belle cui viene levato il passaporto da gente (non scrivo animali perchè non amo offendere le bestie) e sono sulla strada ad esercitare il mestiere più antico del mondo, a volte ... sempre controvoglia, loro erano venute qua per fare le badanti, le cameriere, le.... non quello NO! gli uomini li troviamo ai semafori a vendere fazzoletti (e anche lì c'è il racket del semaforo, non si può mettere chicchessia al semaforo) li troviamo in estate a mare... chilometri e chilometri con un carico assurdo a vendere quattro cianfrusaglie che il cliente bagnante occasionale vuole a quattro soldi perchè loro hanno bisogno e sono extracomunitari o clandestini che dir si voglia.
Si avvicina la S. Pasqua e ci sono loro, qualcuno potrebbe dire: ma soltanto a Pasqua si pensa a loro? No! solo che la Santa Pasqua come il Santo Natale, sono due momenti di grande riflessione per me e credo un po' per tutti noi, perchè non mi sento essere un marziano.
Qualcuno dirà ancora: Ci sono quelli che sono sulle strade a domandare (più donne che uomini) e a casa loro, ville di lusso etc etc Vero! è tutto vero! ma loro sono soltanto dei poveri disgraziati costretti a portare un tot d'euro al giorno.
Personalmente, non do' un contributo, mai! appunto per non alimentare - specie nei giovani - quel senso del chiedere e tira a campare, i soldi si guadagnono con il lavoro, anche duro che sia ma si guadagnano non domandando ma lavorando.
La mia è una contraddizione, non do' moneta ma compro panini imbottiti, bottiglie di birra e vino che distribuisco in bottiglie di plastica da 1/2 litro.
Certo che se festa è deve essere festa anche per loro, e in periodi di Pasqua e Natale giro con degli spiccioli (poca roba s'intende), e per Pasqua che sia una Pasqua anche per loro che ancora non sanno che pesci prendere.
NOTA - ho scritto di getto, accetto commenti intelligenti sennò li cestinerò chi s'offende s'offende. A questo proposito devo dire di aver ricevuto frasi poco gradevoli, sono abituato, 25 anni di trasmissioni radiofoniche siciliane mi hanno reso immune (cioè a dire mi scivola come l'acqua) a qualsiasi cosa.

giovedì 29 marzo 2007

PROVERBIO DEL GIORNO


A mari granni, varca nica affunna
In mare aperto, barca piccola affonda

'U VENNERDI'

Il venerdì è il giorno che ci ricorda la morte del nostro Signore Gesù Cristo.
Le superstizioni su questo giorno erano tante e certe cose non si facevano perchè portavano male.
Non si dovevano tagliare le unghie, non bisognava ridere molto, c'è un detto che dice: cu di vennerdì riri, 'o sabbatu chianci.
Chi nascva di venerdì era ritenuta una persona fortunata perchè il malocchio non lo prendeva; su questo c'è il detto: nun ci pò nné pruuli nné baddi.
Durante una conversazione fatta di venerdì fra due persone, se capitava di dire contemporaneamente parole uguali, ciò toglieva sette peccati.

QUANNU CASCAVA A TILA

Nella notte di Pasqua, con una verga di vite chiamata sammentu si battevano le porte e si diceva: Tutti 'i diavuli nesciunu fora!; si gettava anche dell'acqua sulla strada e così facendo si voleva rinfrescare l'anima dei morti.
In campagna gli uomini facevano dei ruzzoloni sull'erba, così durante l'anno non soffrivano di mal di pancia.
Le mamme che avevano bambini piccoli, facevano poggiare loro i piedi a terra, così da grandi camminavano sulla retta via.

U LAVUREDDU DO SIGNURI

Dopo carnevale, si seminavano in un piatto coperto di cotone idrofilo bagnato dei chicchi di frumento e ceci chiamato 'u lavureddu.
Per farlo germogliare ogni tanto si bagnava.
Viene coperto con una pentola e messo sotto il letto perchè deve crescere al buio (stando a significare che dopo la morte c'è la vita).
Dopo che ha raggiunto una certa altezza e i fili sono belli verdi, si orna con fiori e con nastri rossi, poi si porta in Chiesa il Giovedì Santo per abbellire il Santo Sepolcro.

DOMENICA DELLE PALME

Domenica è delle Palme, che precede la S. Pasqua e fino a pochi anni fa, c'era l'usanza d'intrecciare con molta maestria le palme tenere e bianche con tanta pazienza per costruire alcuni oggettini come: piccoli cavallini, cestini, croci etc.
Dopo i bambini li portavano in Chiesa a farli benedire e gli stessi venivano appesi alle pareti delle stanze.
Questa tradizione d'appendere le palme alle pareti di casa sta scomparendo.

CREDO

LU CREDU
Ju criru a Diu Patri Onniputenti
ca criò celu e terra 'n tempu nenti!
E Cristu nostru Signuri, criru
unicu figghiu sò!
Ccu chianti e ccu lamenti
Maria l'ha giniratu.
Murìu sutta Pilatu
'ntra 'na cruci 'nchiuvatu
e sippillutu.
A lu Limmu à scinnutu
ppi l'amicuzzi sò,
Lu terzu jornu po'
risuscitau!
Di poi 'n celu acchianau
la seggia si pigghiau
di lu Patri s'assittau
a manu 'ritta.
Comu un giudici di vinnitta
chi n'havi a giudicari
li boni ha primiari
li tinti ha castiari
'a l'eternu chiantu.
Criru 'o Spirdussantu
la Chiesa cu li Santi
'n cumpagnia . e accussì sia.
(Da una raccolta di preghiere siciliane di Milena prov. Caltanissetta)

mercoledì 28 marzo 2007

FESTA DEI GIUDEI A S. FRATELLO




Quella della Pasqua a S. Fratello è sicuramente la settimana più ricca di manifestazioni, che cominciano con il momento più drammatico della Passione di Cristo e si concludono con l'esplosione di gioia della Resurrezione.
A S. Fratello, dove ancora le tradizioni sono rispettate, si sente un forte impeto ed una massiccia partecipazione che vede coinvolti tutti gli abitanti.
Non c'è interruzione di sorta perchè anche nelle giornate del Lunedì e Martedì Santo ognuno si prepara per essere di grande aiuto alla realizzazione scenografica.
All'alba del Mercoledì Santo inizia la Festa dei Giudei e vengono preparati i sepolcri in tutte le chiese parrocchiali. Le donne cingono con manto nero il capo della Madonna della Pietà, espongono la Santa Croce, portano in segno votivo i piatti dove germogliano grano, lenticchie e ceci.
Una tradizione, quella del Mercoledì, vuole che ogni fidanzata mandi a casa dell fidanzato ('u zitu) un agnello di pasta di mandorla; qualche giorno dopo questi lo restituisce per mangiarlo insieme, al pranzo di Pasqua


PROCESSIONE DELLA "SANTA CASCIA" A ISPICA

L'ultimo venerdì di marzo a Ispica (RG) si svolge la processione delle reliquie della Santa Spina di Gesù Cristo. Al termine verrà messa ai piedi del simulacro del Cristo con la Croce che verrà portata solennemente in processione il Venerdì Santo. Precisamente viene portato in processione uno scrigno argenteo, chiamato la Santa Cascia dove all'interno viene sistemata la Santa Spina che si trova custodita dentro un artistico astensorio. La processione inizia al tramonto dalla Chiesa dell'Annunziata con la Santa Cascia che viene portata a spalla dai componenti della confraternita dell'Annunziata con il loro abito tradizionale con camicia bianca e sciarpa e collare azzurri.

TEATRO



Il GRIFO D'ORO a Partanna prov. Trapani, da fine marzo a maggio in questa ridente cittadina ha luogo questa manifestazione culturale denominata appunto IL GRIFO D'ORO una selezione nazionale teatrale delle scuole Medie di tutta Italia.
L'occasione è ghiotta per visitare questa ridente cittadina e per gustare la cucina trapanese, 'u cuscus etc. etc. a buon intenditore ... poche parole e mutu mutu e taci maci ... i fatti!
Permettetemi d'assocciarmi al grido delle compagnie partecipanti per gridare con loro:
M E R D A !
Merda appunto è l'urlo che le compagnie teatrale lanciano prima dello spettacolo e ha una sua storia, difatti quando nell'800 a teatro si andava in carrozza; tante carrozze tanti spettatori ma anche tanti cavalli che stazionando per attendere gli spettatori a fine spettacolo facevano tanta
... merda, quindi MERDA (il grido degli attori prima d'ogni spettacolo) significa tanti spettatori e anche a voler esorcizzare che tutto proceda per il meglio.
Bravi agli organizzatori, e a tutte le compagnie partecipanti quest'anno al Grifo d'oro!

PROVERBIO DEL GIORNO

Questo proverbio, lo facciamo legare alla S. Pasqua; era e dovrebbe essere sempre presente, la tradizione che a Pasqua ci si stringeva la mano e dopo la sciarra tutto, ma proprio TUTTO, tornava come prima. Nei paesi si ci incontrava in piazza, con vestito nuovo della festa; anche oggi i veri
UOMINI e le vere DONNE - a torto o a ragione - sono tali se per prime tendono la mano verso chi ha dato o ricevuto un'offesa.
Racconto un fatto a proposito: un giorno in una banalissima discussione (teatrale che non ricordo di cosa si parlava) un mio AMICO, mi si rivoltò in maniera sbagliata gridando e di fronte ad un'altra persona facendomi fare la figura del ...
Lui aveva ed ha l'abitudine - a volte - di esprimersi così, ma non lo fa per male ti sprona a migliorarti; però quella mattina non la presi affatto bene e di colpo gli tolsi il saluto.
Figuratevi che avevamo gli uffici nello stesso corridoio e ogni giorno giocoforza ci incontravamo anche nel corridoio e non gli rivolgevo uno sguardo che lui a volte cercò.
Passarono 6 anni, per Pasqua e Natale io me la sguattaloiavo per timore di quella stretta di mano, non nutrivo nei suoi riguardi alcun odio e non ho mai (e neanche lui) parlato male, soltanto "nun mi vulevu calari".
Fu una vigilia di Pasqua che lui mi trovò solo in ufficio e da UOMO fece il primo passo dicendomi semplicemente: Ti pozzu fari l'auguri?
La nostra amicizia, manco a dirlo, è più forte di prima! e adesso il proverbio:
A ccut'offenni e t'addumanna scusa, dacci pirdunu e cancella l'offisa.
A chi t'offende e ti chiede scusa, perdonalo e cancella l'offesa.

martedì 27 marzo 2007

LO PROCESSIAMO GESU' ?


A tutt'oggi in Sicilia, il sentimento religioso è alto e le celebrazioni sacre che si svolgono in tutta l'isola suscitano notevole interesse, anche se - rispetto al passato - sono cambiati gli usi, i costumi e la concezione stessa della vita.
A Caltanissetta la notte del giovedì santo si svolge la processione delle cosidette vare, composizioni che rappresentano momenti della passione e della morte del Signore.
Le vare sono offerte e portate dalle confraternite degli artigiani e commercianti della città; a prima vista si direbbe che lo svolgimento di questa manifestazione non sia cambiato nulla ma in realtà i mutamenti ci sono stati.
Le feste e le manifestazioni religiose di una volta erano spontanee, gente di ogni città e di ogni paese le faceva sue, oggi invece, e in questo è stato senza dubbio determinante l'influenza dei grandi mezzi di comunicazione e di massa, le ricorrenze e le solennizzazioni sono diventate in parte spettacolo, si fanno soprattutto per gli altri visitatori e turisti che corrono da ogni parte dell'isola e da fuori.
Una volta il popolo era protagonista, oggi invece come a teatro gli interpreti sono pochi e la grande massa è diventata spettatrice.
A S. Cataldo, paese non lontano da Caltanissetta, la mattina del venerdì santo, un'immagine di Gesù, molto bella, viene portata nel luogo più alto del paese dove la sera si rappresenterà il dramma della morte e della resurrezione. E' una cerimonia che ha conservato quasi integro il proprio carattere originario e popolare; a metà strada l'immagine di Gesù incontra quella della Madonna, si tratta di tradizioni escogitate dalla devozione e dalla fantasia popolare nel corso dei secoli.
Qui, per esempio, non si è tralasciata l'occasione per rappresentare una volta di più l'incontro della madre con il figlio, un tema molto caro alla gente del popolo. Il popolo una volta viveva in prima persona il dramma di Gesù, la madre che andava incontro al figlio era sì quella della tradizione cristiana, ma era anche la madre del povero zolfataro morto in una disgrazia in miniera, oppure quella di un emigrante scomparso lontano. Queste celebrazioni non erano perciò, come si è pensato per tanto tempo da parte di molti, semplici manifestazioni di fanatismo e superstizione popolare, ma piuttosto l'occasione tanto attesa per trasferire il proprio vissuto quotidiano nel dramma sacro e viceversa, servivano a dare sfogo all'angoscia e alla disperazione di una resistenza dura e insopportabile. Alla gente del popolo che non riusciva a fronteggiare le avversità della vita e le angherie dei potenti, non restava altro che ripetere ed esaltare il dramma di Gesù, simbolo di tutti i diseredati e gli oppressi della terra.
Una volta la figura che impersonava Gesù, contadino o minatore che fosse, veniva percosso e brutalizzato dalla folla che non era spettatrice ma protagonista attiva della manifestazione, i costumi e gli arredi erano poveri e semplici: Erode, Pilato e gli altri personaggi della rappresentazione erano interpretati dalla gente del popolo, il testo veniva declamato a gran voce, e anticamente, si dice, che era in dialetto stretto.
Oggi si celebra il cosidetto Processo a Gesù, ciò che colpisce è il fasto, i costumi sono raffinati e costosi fatti venire da Roma dalle grandi produzioni cinematografiche e televisive, non manca neanche la biga con splendidi cavalli e soldati romani, che anche in questo caso si tratta di figurazioni del cinema.
Lo spettacolo prevale, la folla non è più protagonista ma assiste passiva; l'effetto d'insieme è piuttosto freddo, non c'è traccia di partecipazione ingenua, a momenti rozza e violenta di una volta, le musiche sono moderne e i personaggi non sono più interpretati dalla gente del popolo ma da studenti, insegnanti e attori; non esistono problemi di declamazione perchè i testi sono stati registrati precedentemente e vengono trasmessi da potenti amplificatori, gli attori perciò non parlano ma si limitano a mimare la scena.

BLOG MOMENTANEAMENTE ...

SIAMO MOMENTANEAMENTI CHIUSI PPI DULURI DI PERI AL GESTORE DEL SITO, CHE NON SOLO VEDE LE STELLE DI MENZOJORNO MA PURE QUELLE DI NOTTE! PROVARE PER CREDERE ... MA E' MEGGHIU CA NON PROVATE.
Ambulanza!!! Croce Rossa!!! a i u t a t i m i ! che dolor ... che dolor

lunedì 26 marzo 2007

MANGIAR SICILIANO ppi picciotti schetti


Piatti facili e semplici per i picciotti schetti che rientrano a casa e hanno fretta di preparare alla buona un piatto facile ma nello stesso tempo gustoso.
Ecco una serie d'idee per variare velocemente la nostra bistecca quotidiana, basterà preparare, a parte, una salsa calda con un paio d'acciughe, qualche cappero, prezzemolo tritato, limone e naturalmente olio d'oliva da versare sulla carne grigliata, al momento di servirla.
Per un antipasto appetitoso da offrire agli ospiti improvvisi, senza fare troppa fatica, che ne dite di pomodori ripieni di un'insalatina preparata con i cuori di sedano tritati, pezzetti di uovo sodo, capperi, olio, aceto, sale e pepe.
Un altro antipasto che non crea problemi potrà essere presentato con degli zucchini verdi tagliati a metà, farciti con un ripieno a base di prosciutto cotto, formaggio fresco (mescolati con un po' di parmigiano, pan grattato, olio d'oliva e burro) e gratinati al forno molto caldo per una ventina di minuti.
I resti di pasta asciutta posso benissimo essere riciclati con l'aggiunta di qualche fettina di melenzana fritta e di formaggio fresco, da adagiare sulla pasta prima di passarla al forno finchè il formaggio diverrà morbido e filante.
Anche con i resti della carne lessa si può preparare un piatto allettante, in insalata, con fagiolini e patate lesse, qualche fogliolina di menta, da condire con olio, aceto, origano, sale e pepe e con un tuorlo d'uovo sodo tritato grossolanamente.

PROVERBIO DEL GIORNO E MODI DI DIRE

lungomare di Messina

Rizzi, pateddi e granci ... spenni assai e nenti manci.

Ricci, patelle (telline) e granchi... spendi molto e niente mangi

LA STRATIFICAZIONE SOCIALE

Quello che vedete nell'immagine è Milena in prov. Caltanissetta che prendo come esempio per raccogliere quello che si chiedeva Claudia - punta di forza nel libro degli ospiti del sito www.sicilianelmondo.com sul voi e vossia e che tanto bene ha risposto il prof. Simone.
A Milena si distinguevano nei primi 30/40 anni del secolo scorso, tre strati sociali i cui membri si davano altrettanto titoli: don per riferirsi o indirizzarsi all'uomo agiato o al professionista, mastru all'appartenenza al ceto degli artigiani; zu al contadino, con le corrispettive forme femminili donna, 'gnura, za, per riferirsi o indirizzarsi alle rispettive mogli.
Oltre ai menzionati, ci sono alcuni titoli relativi a particolari professioni: dutturi (medico) maistra (maestra di scuola) abbucatu (avvocato) 'ngigneri (spesso veniva chiamato ingegnere anche il geometra). Questi titoli si impiegano abbinati al cognome della persona come termini di riferimento, cioè quando se ne parla, e da soli come termini di indirizzo, cioè quando si ci rivolge ad essa.
Ai forestieri presenti in paese si davano titoli in lingua e di cortesia signuri, signura, signurina.
A un don si da del vossia, forma che si addice per qualunque soggetto la cui età e il cui rapporto con chi parla impongono rispetto. E' l'equivalente del Lei in italiano, al pari del quale richiede il verbo alla terza persona. E' la forma allocutiva educata e si usa parlando con qualsiasi forestiero il cui aspetto non indichi una condizione sociale inferiore a quello di chi parla.
Il "tu" è la forma di allocuzione confidenziale. Lo usavano i genitori quando si rivolgevano ai figli e in questo caso la forma in cui si risponde è il vossia.
Il pronome vui manca dell'elemento di rispetto insito nel vossia e della confidenzialità del tu.
E' la forma che i ricchi impiegano per rivolgersi a tutti i membri adulti del ceto basso, tranne ai servi ai quali danno del tu.
Un impiego particolare del vui è quello tra individui legati da comparatico, la parentela spirituale che il rito battesimale determina tra genitori di un bambino e i suoi padrini. Si direbbe che esso sia una traccia della forma di rispetto "vui" presente nelle leggende e nelle vecchie preghiere. Tra compari si può sostituire il vui con il vossia , ma non si usava mai il tu. Sembra che ci sia stata una tendenza generale ad impiegare il vossia al posto del vui quando chi parla mostra un atteggiamento rispettoso per la persona a cui si rivolge e questa tendenza è semplificata dall'uso del vossia verso compari e genitori.
Tu, vui e vossia hanno corrispondenti forme verbali (di seconda persona singolare, di seconda persona plurale e di terza persona singolare, rispettivamente) e differenti modi di formazione dell'affermativo o negativo (sì e no per il tu; 'gnursì e 'gnurnò per il vui; sis e nonsi per il vossia).

sabato 24 marzo 2007

MANGIAR SICILIANO - Bavette al pesto di broccoli siciliani


Buondì amici, oggi una ricetta facile facile che se domandate ad un bambino/a della scuola elementare di svilupparla dopo averla letta, chiddu/a ti fa alliccari 'u piattu! Bando alle chiacchiere e procediamo:
Ingredianti per 4 persone - 400 grammi di pasta tipo bavette, 500 grammi di broccoli siciliani; 1 cucchiaio pinoli; 1 spicchio aglio; 4 cucchiai formaggio pecorino grattuggiato; 1 cucchiaino di ricotta schianta; olio d'oliva extra-vergine; sale.
Procedimento - Lessare al dente i broccoli. In un mixer metterne 3/4 con aglio, pinoli, ricotta e frullare facendo scendere l'olio a filo fino ad ottenere una crema. In una ciotola amalgamare al pesto il pecorino. Cuocere la pasta nell'acqua di cottura dei broccoli, (ed usarne due cucchiaiate per diluirne il pesto) e condirla con il pesto.
BUON APPETITO !

PROVERBIO DEL GIORNO

Un proverbio famoso, suggerito dall'amica scrittrice Claudia.
'U pisci ddo' mari è destinatu ccu ssi l'ha manciari.
Il pesce del mare è destinato chi lo deve mangiare.
Sta a significare che quando una cosa è scritta nel destino, nulla può.

giovedì 22 marzo 2007

MODI DI DIRE IN DIALETTO

CIRCARI LU MARI SUPRA LU MUNTI - Cercare una cosa dove non si può trovare
CARRIARI ACQUA A MARI - Far cosa inutile
MARI, DONNA E FOCU, DACCI LOCU - sono tre cose da evitare perchè pericolose
SINTIRISI SUPRA 'U MARI - Non avere la mente calma: sentirsi stordito, confuso

TEATRO

L'amica Giuseppina, frequentatrice del sito www.sicilianelmondo.com un punto d'incontro con i siciliani nel mondo, dietro mia richiesta, ha fatto pervenire quest'articolo dove c' èla presentazione dei prossimi impegni che questa splendida Compagnia teatrale, composta da emigranti in America dovrà, con il sorriso sulle labbra, affrontare.
Dopo il successo dell'Eredità dello zio canonico di Russo Giusti è la volta del FIAT VOLUNTAS DEI di Macrì.
Lunga vita piena di successi a questa simpatica Compagnia!
Per leggere l'articolo cliccarci sopra.

LINGUAGLOSSA


Linguaglossa si raggiunge da Catania percorrendo la Statale 114 in direzione di Messina e, al chilometro 38,4 imboccare la Statale 120. Linguaglossa si può raggiungere anche dallo svincolo autostradale di Giarre della Catania - Messina.
A Linguaglossa la Pro Loco è in grado di fornire una serie di itinerari da percorrere a piedi per visitare gli angoli suggestivi di questo versante dell'Etna.
Nella Pro Loco si trovano inoltre un erbario, una mostra di animali tipici della zona impagliati, una mostra micologica, una sala proiezione per vedere in anticipo le zone che si andranno a visitare e persino un sismografo.
Nel territorio di Linguaglossa si trova la rinomata pineta Ragabo, una delle più belle della Sicilia, costituita da formazioni pure di pino laricio con esemplari alti fino a diverse decine di metri e con un ricco sottobosco in cui vivono mammiferi come la volpe, la martora e il coniglio selvatico.
Quella di Linguaglossa è l'unica pineta autoctona di pino laricio, una pianta che un tempo pare ricoprisse zone molto vaste dell'Etna. Il bosco delle quote più basse è costituito principalmente da splendidi quercieti e castagneti, mentre alle quote superiori la pineta è sostituita da boschi di betulle, e, più in alto da formazioni di Astragalus il cosiddetto spinosanto.
A Linguaglossa si ci va d'inverno, quando l'Etna copre la sua lava nera con quella sorta di bambagia che attira carovane di gitanti e sciatori che sognando il Trentino vanno a provare qualche slalom oltre i 25oo metri.
In alta quota, l'illusione è perfetta; non fosse altro per quella neve che si trasforma in granita appena i primi raggi di sole si avvicinano allo zenit, ci si potrebbe veramente illudere d'essere sulla vetta di una importante stazione di sci.
Visi bruciati dal sole, maestri in tuta e distintivo, ragazzini tra i pali con sci e tenuta tecnica e per i tornanti, migliaia di macchine con sci e portasci che resisteranno fino all'estate.
Tanto verde, un silenzio di primo mattino, viuzze d'estremo lindore, ville antiche, ancora l'incontro con qualche coppola per via, la sensazione di tornare indietro nel tempo, quello giusto, quello perduto.
Da Piedimonte a Linguaglossa il mare gioca a nascondino, il vulcano Etna mostra uno dei suoi panorami più belli; gli ulivi hanno ceduto il passo ai noccioleti e alle ville.
In estate il sole taglia a metà la piazza e al traffico cittadino si aggiunge il flusso di macchine che da Randazzo e Castiglione si dirige verso il mare con Fondachello o S. Marco come meta.
Il tempo a Linguaglossa sembra essersi fermato, favorito dalle condizioni naturali; per spiccare quel salto di qualità che porterebbe questo paese ad essere un posto tutistico di prim'ordine occorrerebbe un'altrettanta coraggiosa scelta che faccia decollare il turismo, quello di massa, il che gioverebbe non solo a Linguaglossa ma anche al comprensorio Etna - Taormina - Giardini Naxos, come dire il più grosso polo turistico della Sicilia.

mercoledì 21 marzo 2007

MA CHI TEMPU E'? ... (tempu persu)





Un allegro saluto, benché piove (governo ladro), a chi legge... e sicuramente vi domanderete cosa c'entra Cassibile, ridente frazione di Siracusa ricordata negli annali della storia perchè fu proprio lì che si firmò l'armistizio fermando l'ultima guerra; dicevo cosa c'entra Cassibile con la pioggia, dal momento in cui - malgrado il secondo giorno di primavera (maledetta primavera, che fretta c'era??? e difatti non ha fretta) - piove in tutta o quasi la Sicilia.
A Cassibile, come del resto in tutta la Sicilia, comincerà la campagna di raccolta delle patate, e già cominciano ad arrivare in questa frazione lavoratori extracomunitari; e già si profila il problema della loro sistemazione anche se il marchese di Cassibile ha messo a disposizione il campo per le tende e roulotte, ancora - stando ai giornali - non è per niente attrezzato, e visto e considerato che piove e visto e considerato che siamo tutti figli di Dio - non solo a parole ma dovremmo esserlo ancor di più nei fatti - speriamo che questi lavoratori oltre ad affrontare un lavoro duro qual'è quello della campagna possono avere almeno il ristoro di un giaciglio con i relativi servizi.
Ma quando finirà di piovere? BUONA GIORNATA !!!

MODI DI DIRE IN DIALETTO

frijri pisci cull'acqua
- essere povero; ma anche essere avaro
éssiri pisci 'i broru
- spinoso, pignolo, difficile a trattare; noioso, di poca voglia, lavativo
avìrila 'ntall'argi
(argi, gargi; branchie dei pesci) avere una cosa in gola, in animo; avere ferma intenzione; avere grande desiderio di una cosa

CHI E'?


Chi é stu ventu
sarausano
ca m''ccarizza 'u cori
'nto friscu
'i na sirata marzulina?
Chi voli ccu sti paroli
sciusciati alleggiu alleggiu?
Vulissi 'ssiri ventu
e curriri luntanu
ppe' stradi ddo' munnu
ccu tìa amuri miu
c'ascuti 'u ventu
'nta na sirata comu chista

TONNARE




Tonnare lungo le coste della Sicilia ce n'erano tante, ma le più importanti venivano calate da Trapani a Messina; Favignana, Castellammare, Trabìa, Cefalù, San Giorgio, Oliveri, Siracusa, Tono (nei pressi di Milazzo) Vendicari, Portopalo, Avola ...
Quando le tonnare levavano le reti, i tonnaroti sparavano un cannoncino, e ogni tonnara si vantava di essere delle prime: sentite. . . sentite. . .
Tonu
Oliveri, nun ti fari cchià valenti,
ccu quattru tunni allampanati e vacanti
quannu spari fai arricogghiri 'a genti,
megghiu risparmi 'a pruuli ppi 'i Santi
Oliveri
Ma quannu leva na vota l'Oliveri
tunnari e tunnareddi fa trimari!
San Giorgio
E sì San Giorgiu isa li so' peri
fa tutti li tunnari ritirari
Tonu
Calavà, Calavà beddu Oliveri
lu Tonu è lu pinneddu di lu mari;
quannu lu Tonu isa e non fa nenti
vi tocca vutarivi 'a li Santi
Oliveri
San Giorgiu nun ti fàri cchiù valenti
cu quattru tunni allampanati e vacanti
San Giorgiu
Quannu San Giorgiu tocca li spiruna
modda li levi e làassali muntari !


TIRITERA (FILASTROCCA)

Catarina è malata
cu duluri 'nta lu pettu
cci chiamaru a don Carlettu
Catarina comu sta?
Catarina è malata
sta murennu di duluri
cci chiamaru lu dutturi,
Catarina comu sta?
Catarina è malata
'u dutturi nun l'ha sarvata
ci chiamaru 'u tiraciatu;
Catarina comu sta?
Catarina è malata
'u tiraciatu nun 'u voli
chisti ssu' beddi paroli
Catarina murirà
Catarina è malata,
è malata di pitittu;
Gesù miu, chi mussu afflittu!
Catarina ssi nni va'
Catarina ssi nni va'
ammucciuni 'nta dispenza;
mància, bivi e nun cci penza
Catarina guarirà!
Caterina è malata/ con dolore dentro il petto/ le chiamarono don Carletto/ Caterina come sta?/ Caterina è malata/ sta morendo di dolore/ le chiamarono il dottore/ Caterina come sta?/ Caterina è malata/ il dottore non l'ha salvata/le chiamarono il confessore/ Caterina come sta?/ Caterina è malata/ il confessore non lo vuole/queste son belle parole/ Caterina morirà/Caterina è malata/ è malata di appetito/ Gesù mio che faccia afflitta/ Caterina se ne va/ ...Caterina se ne va/ di nascosto nella dispensa/ mangia e beve e non ci pensa/ Caterina guarirà!
(popolare)

martedì 20 marzo 2007

PRIMAVERA

Eh carissimo Botticelli mio! se poco poco sapissutu che tempo fa, la tua cara Primavera in foto, avrebbe l'ombrello e sarebbe vestita più pesante sennò attrunzasse dal freddo del primo giorno di primavera come cantavano e cantano ancora il complesso vocale e strumentale i Dik Dik.
Oggi è primavera! che bello! fuori piove e c'è il sole, c'è il sole e piove, tempo instabile come la mia economia ... c'è il sole solo giorno 1 del mese poi PIOVE GOVERNO LADRO! ma che è? anche sulla pensione fate la cresta? mi avete diminuito 13 euro al mese di pensione perchè? 13 euri che in un anno sono - se la matematica non è opinione do' Zu Nino e mia comare Ines che travagghia con i numeri in banca e i soldi li prende con la pala, queste cose le sa! - 13 euro all'anno tredicesima compresa fanno 169 euro!!! che per lei che non è pensionato sono niente di niente, ovvero zero assoluto ma per me che vivo di pensione ....
Lasciamo perdere! è primavera botta di Botticelli ! piove? e chi se ne frega? io da parte mia mi sono messo il mio Botticelli davanti (una copia ... che ci sembrava avessi il botticelli vero?) e mi godo tutto il profumo che il mio quadro emana in questo primo giorno di primavera siciliana!

PROVERBIO DEL GIORNO


Cu pecura si fa, dici l'anticu, lu lupu si la mancia.
Chi si fa pecora, dicono gli antichi, la mangia il lupo.

CUNTU - LA VOLPE PESCATRICE


Un giorno un pescatore, dopo aver tratto in secco la barca, vide sulla spiaggia una volpe distesa che pareva morta; la pigliò, la mise nella cesta assieme ai pesci e se la caricò sulla testa:
- Ne farò una pelliccia per Rosa.
Ma la volpe, che era viva, lungo la strada gettava dalla cesta i pesci, ad uno ad uno; ad un certo punto fece uno scatto di alcuni metri e correndo si raccolse i pesci gettati e poi scomparve.
Stava per arrivare alla tana ed incontrò il lupo:
- Comare Volpe, come avete fatto a pescare tutti questi pesci?
- Compare Lupo, che cosa non ti debbo raccontare! è questione di abilità. Mi sono legata al collo una brocca tappata per bene, e mi sono tuffata a mare e, arrivata al largo, la stiracciai, affondai e la riempii di pesci!
Il lupo pensò di fare altrettanto; ma quando uscì al largo, invece di prendere pesci affondò e annegò.
Così la volpe si liberò del lupo che è stato sempre il suo nemico numero uno.
Larga la foglia stretta la via dite la vostra c'ho detto la mia!

I FARFALICCHI

Favignana
C'è l'isola di Favignana, dieci miglia lontana da Trapani. Di quel cielo scrisse don Leonardo Orlandini Sovente in su far dell'Alba nella punta della detta isola più là verso mezzodì a fronte di Lilibeo nell'aria sù per la grossezza delle folte nubi, varie, e orrende immagini, dallo spirar delle fresche aure matutine impresse sogliono apparire e poi al chiaro giorno spariscono... Queste visioni qui in Sicilia si chiamano farfalicchi.

PRJERA DA' MUGGHIERI DO' MARINARU


San Giusippuzzu faciti bon tempu
c'haju 'u beddu miu supra 'u mari
Tri 'ntinni d'oru e tri vili d'argentu
San Giusippuzzu l'aviti a scansari.
E arrivannu dda' in sarvamentu
'na littra ppi pietà m'hata mannari
ccu tri paroli scritti 'ntra li menzu
Comu ti l'ha passatu supra 'u mari?
PREGHIERA DELLA MOGLIE DEL MARINAIO
San Giuseppe fate sia buon tempo
che ho il mio bello per mare.
Tre antenne d'oro, tre vele d'argento:
San Giuseppe dovete voi preservarlo.
E arrivato là a salvamento
una lettera per pietà fate che mi giunga,
con tre parole scritte nel mezzo.
Come te la sei passata sul mare?
(popolare)

lunedì 19 marzo 2007

PROVERBIO DEL GIORNO




Tri sunu li boni muccuna, ficu, persichi e muluna!
Tre sono i buoni bocconi, fichi, pesche e meloni


SAN GIUSEPPE - Augusta un paese in festa.



Oggi ad Augusta in provincia di Siracusa, asta dei doni e del bastone di S. Giuseppe che è protettore del paese e titolare della Venerabile Confraternita dei mastri d'ascia.
Ieri la serata è stata animata dai macellai della città secondo una tradizione che ha radici antiche. Tra gli appuntamenti della festa, oggi, vi è la tradizionale asta dei doni che viene proposta nel pomeriggio in via Garibaldi in prossimità della chiesa dedicata al Santo.
Sin dalle prime ore del mattino i fedeli portano doni di varia natura, frutto della devozione e segno di ringraziamento al Santo.
Poi i bastoni che sono dolci di torrone di varia misura a base di mandorlee nocciole che raffigurano il bastone con cui tradizionalmente viene rappresentato San Giuseppe.
A partire dagli anni cinquanta iniziorono due Bar d'Augusta (Noè e Morana 'a monaca) anche se il Bastone per antonomasia era sempre quello del bar Noè.
Negli anni sessanta, veniva puntualmente dall'America Joe, natìo d 'Augusta, proprietario in America di diverse case del piacere di lusso (ci siamo capiti); veniva accompagnato con diverse "signorine" meravigliose e... a suon di dollari conquistava il bastone all'asta.
Era una tradizione la sua venuta, conquistava le prime pagine dei giornali locali e la notizia si diffondeva sulla stampa nazionale.
Qualcuno, a torto o a ragione, si lamentò che lui (....) partecipasse all'asta, anche perchè era lui al centro dell'attenzione, (da tenere presente che Joe spiegò che in America l'attività che svolgeva era legalmente autorizzata e che pagava regolarmente le tasse), forse se la prese a male per tutti gli appunti che qualcuno fece e non partecipò più; riporto questo fatto perchè senza dubbio Joe è entrato - con la sua figura folcloristica - nella storia di questa tradizione megarese.
Buona Festa!

SAN GIUSEPPE - tavolata

Tra le feste popolari della Sicilia, quella dedicata a San Giuseppe con le tavolate votive, gli altari, ha radici lontane nel tempo e presenta peculiari aspetti economici, sociali e culturali.
L'altare è sempre dovuto ad un dono per grazia ricevuta in occasione di grave malattia, disgrazia, problemi familiari etc. Per comprendere lo spirito originario della tradizione occorre guardare al contesto socio-economico dell'immediato dopoguerra, il periodo della grande fame.
Era la Fede religiosa che, in adempimento ad un voto, muoveva i fedeli di San Giuseppe ad affrontare per diverse settimane fatiche insopportabili per allestire tavolate, disponendo di pochissime risorse economiche: raccolta e cottura di cardi e primizie d'ortaggi, il pane e "coddure" pennellate con tuorlo d'uovo e paparina, dolci tipici (mastazzola, pignoccata, sfinci, Pane di Spagna, cannoli e mostarda).
Poi "cunzari l'artaru" i veli, le luci, il "cielo" i quadri religiosi, i tavoli, le sedie, la posateria e quant'altro.
Terminato il pranzo, quelli, i poveri, si portavano a casa una gran quantità di cibo con cui allontanavano la fame per diversi giorni.
Oggi, grazie al cielo, quella povertà è solo un doloroso ricordo: viene a mancare - meno male - il vero protagonista della Tavolata e cioè il povero con i panni del "santo"... più delle volte il tutto diventa un'attrazione turistica di spettatori stupiti per la ricercatezza delle pietanze, del colore e del folkore.
Buona tavolata ovunque l'allestite!

domenica 18 marzo 2007

SAN GIUSEPPE - Festa del papà !


(in foto Armando Carruba piccolo e da papà)
Carissimi miei quattro lettori dalle parti più disparate del mondo, innanzittutto auguri a tutti i Pippini e Pippinedde con derivati Pippo, Pippa, Giusy, Giuseppina, Giusella, Giusellina etc etc (da notare che i fimmini hanno molte più variazione al nome originale che è Giuseppa).
Auguri a tutti i babbi!!! ... ? che avete capito? babbi, inteso come papà, che poi siamo babbi pappiddavero!
Eh quando i nostri figli erano piccoli ... ma piccoli ...così e la mattina ci cantavano la canzoncina imparata all'asilo dalle suore: Caro babbo, caro babbino, sei sempre nel mio cuoricino, al mondo papà non c'è che sia migliore di te ... a stento riuscivamo a mascherare quella lacrima di gioia che voleva scendere! e oggi che sono grandi? Ciao papy (all'americana vah!) tutto ok? (ca ok diciamo ca è tutto ok!) sul tavolo c'è il tuo regalo, auguri papy ... ciao ciao ... ho premura ...
Il regalo? so già cos'è! quand'erano ancora ragazzini alcuni giorni prima chiedevano soldi per libri (noi babbi ... facevamo i babbi - in quel senso appunto - perchè sapevamo che i libri li avevamo comprati tutti all'inizio dell'anno scolastico) e loro conservavano i soldini per farci il regalo! d'altra parte a loro i soldi chi ce li doveva dare? e ci domandavano Quale cantante ti piace papà ?(perchè si passa dal babbo, quando sono piccolini in quanto capiscono subito che sei babbo, al papà da ragazzo, che ti inorgoglisce, al papy che è quasi ... quello che state pensando voi) i Pooh? Claudio Villa (addirittura Claudio Villa, bravissimo cantante ma era ai tempi di mio nonno perdindirindina!) Quello che piace a te - rispondevamo - con il risultato d'avere il 45 giri di Furia cavallo dell'est cantato da Mal!
Lo so cosa c'è sul tavolo, bella impacchettata, con il fiocco .... la classica cravatta regalata a me - papy - che non uso mai cravatte e che per questo motivo ho fatto il militare in Marina!
Auguri a tutti i babbi ... papà e papy ! in qualunque fascia siete ... non sono meravigliosi i nostri figli ?
Auguri!!!

PROVERBIO DEL GIORNO



Pani e vinu ... rinforzonu 'u schinu; pani e panelli fanu i figghi beddi !
Pane e vino rinforzano la schiena: pame e panelle fanno i figli belli !

sabato 17 marzo 2007

SCHETTA O MARITATA?

Per le vie del centro storico di Palermo sono molte le bancarelle dove si possono gustare le famose focacce 'u pani ca meusa. Tra le più note quelle della Vucciria. C'è sempre in questo mercato, un gruppo di persone che affolla alcuni cioschi, quelli dei caciuttari antico nome dei venditori di focacce.
Un tempo vendevano panini farciti con caciocavallo fresco tagliato sottilissimo, oggi vendono le vastelle. Tra le due metà delle soffici pagnottelle, ricoperte di giggiulena (semi di sesamo) stendono con arte le sottili fette di milza, di polmone e cartilagini di vitello soffritti nello strutto e spruzzate con succo di limone.
Pare che le tradizionali focacce siano un'invenzione di alcune comunità ebraiche (abili nell'arte della macellazione) che bollivano le interiora dell'animale e le vendevano per strada.
Venivano consumate con le mani, secondo un'usanza trasmessa dagli arabi.
Dopo la scomparsa della popolazione ebraica fu il nostro caciuttaro a gestire questa attività.
Armato di una lunga forchetta a due denti, tira fuori da un pentolone d'alluminio, posto sul fornello in posizione inclinata, pezzetti di interiora e li distende all'interno di un panino o di mezza mafalda a cui viene tolta la mollica.
Chi volesse gustare una mafalda comodamente seduto al tavolo, servito da eleganti camerieri, può recarsi presso i locali tradizionali.
Ma, attenzione! Esiste una variante alla focaccia classica: l'aggiunta di formaggio e ricotta (maritata) perciò non vi stupite se vi verrà chiesto: La vuole schetta o maritata? (la vuole nubile o sposata?)

MODI DI DIRE IN DIALETTO - Pigghiatu dda' bumma


Un modo di dire per indicare una persona con la testa per aria, o assonnata, che non è presente nei discorsi che si fanno etc. si dice che è pigghiata dda' bumma. Il termine deriva dall'azione che facevano, e purtroppo fanno ancora, i pescatori di frodo gettando una piccola bomba nello specchio d'acqua dove si ritiene ci siano tanti pesci, e provocare la morìa degli stessi e un veloce raccolto da chi ha pescato di frodo.
I pesci che si son salvati nuotano intontiti (ammattiuti) appunto perchè pigghiati dda' bumma (presi dalla bomba).

venerdì 16 marzo 2007

A FESTA DI SAN GIUSEPPE


La festa di S. Giuseppe è un po' simile in tutti i paesi della Sicilia, a Carlentini in prov. di Siracusa, secondo quando scrive il mio carissimo amico Alfio Caltabiano, si svolge il giorno della Pasquetta; è una festa che ancora oggi resiste.
I personaggi che impersonano la Sacra Famiglia non sono persone agiate; un vecchietto con la barba bianca per San Giuseppe, una ragazzina (un tempo si sceglieva orfana) per Maria, un bambino per il bambinello.
Vengono vestiti tutt'ora con paramenti sacri in una famiglia che da anni si presta (i Tribulato) e portati alla Chiesa del Carmine dove viene celebrata la Santa Messa.
Alla fine della celebrazione, la Sacra Famiglia gira per le vie del paese seguita da un corteo di doni, che una volta erano portati da carretti decorati ed addobbati con nastri e pinnacchi, come pane di svariata forma chiamato "cuddura" asparagi, pasta, frumento, ceci, olio, ed altro.
Lungo il percorso, i fedeli danno soldi e doni ai personaggi che, quando raggiungono verso mezzogiorno la piazza principale Armando Diaz, salgono sul palco e simbolicamente pranzano con svariate pietanze.
Nel pomeriggio avviene la vendita dei doni all'asta.
L0unica cosa scomparsa di questa festa tradizionale è la corsa dei cavalli che, ornati con briglie di vari colori, cianciani e pinnacchi, correvano per il Corso.
Questa tradizione rispolverata sta tornando in uso, ma in modo diverso.
Durante il giro del paese della Sacra Famiglia, la processione era seguita da carri e cavalli parati a festa.