lunedì 26 marzo 2007

LA STRATIFICAZIONE SOCIALE

Quello che vedete nell'immagine è Milena in prov. Caltanissetta che prendo come esempio per raccogliere quello che si chiedeva Claudia - punta di forza nel libro degli ospiti del sito www.sicilianelmondo.com sul voi e vossia e che tanto bene ha risposto il prof. Simone.
A Milena si distinguevano nei primi 30/40 anni del secolo scorso, tre strati sociali i cui membri si davano altrettanto titoli: don per riferirsi o indirizzarsi all'uomo agiato o al professionista, mastru all'appartenenza al ceto degli artigiani; zu al contadino, con le corrispettive forme femminili donna, 'gnura, za, per riferirsi o indirizzarsi alle rispettive mogli.
Oltre ai menzionati, ci sono alcuni titoli relativi a particolari professioni: dutturi (medico) maistra (maestra di scuola) abbucatu (avvocato) 'ngigneri (spesso veniva chiamato ingegnere anche il geometra). Questi titoli si impiegano abbinati al cognome della persona come termini di riferimento, cioè quando se ne parla, e da soli come termini di indirizzo, cioè quando si ci rivolge ad essa.
Ai forestieri presenti in paese si davano titoli in lingua e di cortesia signuri, signura, signurina.
A un don si da del vossia, forma che si addice per qualunque soggetto la cui età e il cui rapporto con chi parla impongono rispetto. E' l'equivalente del Lei in italiano, al pari del quale richiede il verbo alla terza persona. E' la forma allocutiva educata e si usa parlando con qualsiasi forestiero il cui aspetto non indichi una condizione sociale inferiore a quello di chi parla.
Il "tu" è la forma di allocuzione confidenziale. Lo usavano i genitori quando si rivolgevano ai figli e in questo caso la forma in cui si risponde è il vossia.
Il pronome vui manca dell'elemento di rispetto insito nel vossia e della confidenzialità del tu.
E' la forma che i ricchi impiegano per rivolgersi a tutti i membri adulti del ceto basso, tranne ai servi ai quali danno del tu.
Un impiego particolare del vui è quello tra individui legati da comparatico, la parentela spirituale che il rito battesimale determina tra genitori di un bambino e i suoi padrini. Si direbbe che esso sia una traccia della forma di rispetto "vui" presente nelle leggende e nelle vecchie preghiere. Tra compari si può sostituire il vui con il vossia , ma non si usava mai il tu. Sembra che ci sia stata una tendenza generale ad impiegare il vossia al posto del vui quando chi parla mostra un atteggiamento rispettoso per la persona a cui si rivolge e questa tendenza è semplificata dall'uso del vossia verso compari e genitori.
Tu, vui e vossia hanno corrispondenti forme verbali (di seconda persona singolare, di seconda persona plurale e di terza persona singolare, rispettivamente) e differenti modi di formazione dell'affermativo o negativo (sì e no per il tu; 'gnursì e 'gnurnò per il vui; sis e nonsi per il vossia).

2 commenti:

il siciliano di francia ha detto...

io penso che nella vita ce rispetto i parenti anparano ai figli a rispettare la gente essere educato aver il saper vivere poi a scuola il professore continua l educazione cosi ce sempre rispetto e poi da soli piano piano si impara sempre a essere educato un giovane sempre deve dire a uno ansiano vossia o pure signora un saluto per te ciao coluccio

Anonimo ha detto...

Armando, non solo la tua spiegazione é chiara ed esauriente ma é una pagina di (se si può dire) di grammatica sociale.
Grazie Armmando. Ho capito e quindi mi regolerò di conseguenza. Poi...leggerai!!!!. claudia