DIETRO
LE POSTE
I giorni di festa vanno sulle ruote, la
giostra li porta e li riporta via! Questi
versi di una vecchia poesia sottolineano, qualora ce ne fosse bisogno,
l’importanza c’avevano le giostre sino ad una quarantina d’anni fa.
In
Borgata erano a piazza S. Lucia; in Ortigia il loro posto tradizionale dietro
le Poste, e qualche volta alla Marina.
Dietro
le Poste le giostre venivano spesso con i loro autoscontri, con le gabbie che
giravano a forza di braccia, con quella gretta che manovrata sapientemente
riusciva a pescare un pacchetto di sigarette da dieci, oppure una penna a biro,
un cioccolatino o soltanto chicchi di granturco!
Ma
tra specchi deformanti, tiri a segno, percorsi del terrore e altre attrattive,
il divertimento per i piccini degli anni cinquanta erano le giostrine con i
cavalli.
Così
il poeta spagnolo Federico Garcia Lorca nella sua poesia Giostra: La giostra gira appesa ad una
stella/tulipano delle cinque parti della terra/Sopra cavallini mascherati da
pantere/i bimbi mangiano la luna/quasi fosse una ciliegia.
Quei
cavallini dei sogni sono stati sostituiti prima dalle automobiline, in seguito
da bolidi, aerei, navi spaziali, missili in plastica e vetroresina, tutti
simboli dei nostri giorni, frutto della tecnologia più avanzata, di quella
tecnica che ha soppiantato il cavallo.
C’erano
anche i circhi equestri dietro le Poste; di questi ricordiamo Zappalà ed il suo
teatro tenda con i classici del repertorio siciliano Zolfara, Cavalleria
Rusticana, I Navarra etc.
Il
circo Zoppis e il circo Bisbini che tiravano avanti con qualche cavallo
spelacchiato e dei baldi giovanotti al trapezio, un cantante accompagnato dalla
fisarmonica e batteria con repertorio napoletano, un pagliaccio e qualche
patetica ballerina che aveva il compito di far vendere qualche biglietto.
Ricordarli
oggi fa tenerezza; erano dei veri e propri artigiani dello spettacolo; certe
volte costretti ad inventarlo su due
piedi con quella passionaccia che solo chi ama questo mestiere ha per sopportare
i momenti difficili.
Dietro
le Poste ricordiamo l’arena Garden, un cinema all’aperto durato cinque o sei
stagioni, che ogni sera costringeva un nugolo di ragazzi a star appollaiati sul
terrazzino dei gabinetti per assistere ad una disastrosa visione poiché da qual
punto si vedeva mezzo quadro e difficilmente si comprendevano le parole.
Oggi
dietro le Poste non c’è più niente,
soltanto quattro o cinque roulotte che vendono panini e patatine e che in
qualche modo illuminano la desolazione del posto.
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