giovedì 18 settembre 2014

LA DONNA CRITICATA

La fontana di Cerere

'A FIMMINA SPARRATA
E' 'NA MAVARA
(e' una maga) I siciliani diffidano delle mavàre cioè da coloro che usano le loro arti per stregarli. La mavàra è bella, è seducente, conosce i filtri d'amore ed è irresistibile. Gli uomini ne sono attratti morbosamente: loro, alle mavarie, cioè alle fattuchierie, ci credono...
AMMUCCA PARTICULI E CACA DIAVULI
(Inghiotte ostie ed emette diavoli) Proverbio rude ma alquanto incisivo, ricco di sferzante ironia, quell'ironia con cui il popolo usa condire le osservazioni più amare.
Nei riguardi di colei che frequenta la Chiesa facendo spesso la Comunione (ammucca particuli) e che poi si comporta inadeguatamente, c'è il pù feroce disprezzo entrando dentro il suo corpo le sacre Ostie si trasformano in diavoli. La religione gli serve solo come paravento per nascondere le sue malefatte
E' 'NA TAPALLIRA
(E' una sfrontata) Questo epiteto ha origini molto antiche. Tapallira è la deformazione dialettale di "Dea Pallade" una statua a lei dedicata si trova nel centro di una piazza di Catania, piazza del Borgo (oggi Piazza Cavour).
La dea della sapienza, la saggia Minerva, è raffigurata con addosso una tunichetta che le mette allo scoperto spalle, parte del seno, braccia e gambe; un abbigliamento inconcepibile e condannabile per i siciliani di antico stampo; starsene seminuda in mezzo ad una piazza!
Da allora e tuttora, la donna poco seria e senza pudore viene definita tapallira, epiteto al quale per maggiore chiarezza si aggiunge: "do Buvvu" ovvero del Borgo.
Così la dea Pallade, la saggia Minerva, è diventata sprezzantemente "a tapallira do Buvvu".
La fontana di Cerere
Fu scolpita nel 1757 da Giuseppe Orlando e collocata in Piazza Università. Una lapide ogivale ricorda che allora era Re Carlo III di Borbone e i senatori che la commissionarono erano Pietro Galletti, Giovanni Riccioli, Alessandro Clarenza, il marchese di Salazar e Domenico Anzalone.
Il popolino la scambiò per la Dea Pallade e per tale motivo cominciò a chiamarla “a tapallara”. La sua identità è però certificata da un’iscrizione in latino, posta in basso, che ci riferisce che un tempo Cerere, della delle messi, “dettò leggi e miti alimenti alle terre; ora ricordandosi della patria, dal marmo fa piovere la ricchezza”.
Ma, a dispetto della nobiltà delle intenzioni dello scultore, questa statua al popolino non piaceva proprio, soprattutto per la posizione poco elegante assunta dalla dea, fortemente ancheggiante, più adatta ad una sciantosa che non ad una signora e perciò ad essa ci si cominciò a riferire come esempio negativo per le ragazze del quartiere che si atteggiavano, sfrontatamente, nella stessa maniera. Di queste ragazze si diceva “aù, pari a tapallara d’o Buvvu!”

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