Si cenava di prima sera con pietanze a base di baccalà e con 'mpanate di broccoli e aiti (segale), arricchite con pezzetti di salsiccia piccante, e poi, mentre le donne erano intente a friggere le crispelle, da consumare calde calde con lo zucchero o intinte nel vino cotto, si spiluccava lupini, si mangiucchiavano patate e pere cotte sotto la cenere, si giocava a carte, si beveva e si parlava. La brace doveva durare sino all'alba. Con ciò si voleva significare, secondo l'antica simbologia popolare, che il cristiano intendeva riscaldare il Santo Bambino appena nato. Era un atto d'amore e di fede.
La gente del popolo dà un panuccio bislungo spaccato nelle estremità nella festa del bambino... detto volgarmente cucciaredda. Si tratta di un pane figurato, simbolico, risultato dalla congiunzione di due mezzi pani e guarnito in superficie con nocciole intere. Veniva regalato ai bambini, e alle suocere se ne destinava una forma più grande.
Tale tradizione non è proprio scomparsa, anzi in un forno pubblico di Ferla e Palazzolo s'è messo a panificare e a sfornare "cucciareddi" per tutti coloro che hanno voglia di fare un tuffo nel passato.
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