lunedì 28 agosto 2017

VIA DELLE GRAZIE 31... PILLUCCIU Armando Carruba


CANTINA DI PILLUCCIO

Ju era nicu… scola nun ni manciavu, non perché non fossi intelligente, tutt’altro, ma perché, commettendo il più grosso e credo unico errore della mia vita, avevo come punto di riferimento l’uomo forte, il lavoratore e nessuna carriera scolastica poteva farmi felice come il mio essere lavoratore spartano.
Finita la scuola media, non trovando lavoro mi sono arrangiato alla segheria che numerose operavano a Siracusa, per sentirmi grande fra i grandi, ho iniziato a fumare, giocare a carte e frequentare con i grandi, una volta la settimana, quannu si pigghiavunu ‘i sordi, ‘a Cantina ‘i Pillucciu.
Pilluccio era descritto come un uomo nobile di cuore, faceva cridenza (credito) soprattutto con i pescatori che numerosi frequentavano la Cantina.  Signava  tuttu chiddu ca cunsumavanu i piscaturi di ogni barcone e quando si effettuavano i conti del pescato, lì, tra i separè di tavoli sforniti di tovaglie e il bancone carico di botti di vino e pietanze, come ova dure abbagnate ‘nto Sali finu, i’ntuppateddi, i legumi, i sadi a beccaficu, i primi soldi che venivano messi da parte erano per Pilluccio.
Noi delle segherie la domeniche si giocava a carte al canneto del corso Gelone, dove adesso c’è ‘a Cassa Mutua, era un rito, a pensarci brutto, perché padri di famiglia si giocavano la paga settimale e alle volte restavano all’asciutto e dopo aver lavorato sodo una settimana non portavano niente a casa. Poi nel pomeriggio tardi, prima d’andare al Cinema, una puntata da Pilluccio per ‘u purpu e birra a volontà (anche se cco’ purpu ci voli vinu). Ci sentivamo grandi e dentro quel gabbiotto potevamo parlare di tutto e di più senza essere ascoltati da orecchie indiscrete e questo ci faceva sentire grandi!
La Cantina di Pilluccio per anni è stato un punto di ritrovo non solo per pescatori, ma anche per altri lavoratori.

Una tradizione vuole la sosta dei portatori del simulacro di San Sebastiano di fronte all’edicola della Madonna delle Grazie nella piazza della Graziella: che significava bicchieri di vino e uova sode.   

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