LIDO
PLAYA
Alla
Marina c’era un casotto in legno vicino al mare; era la biglietteria per
prendere i vaporetti che portavano al lido Azzurro o al lido Fazzina, ‘a Playa; in seguito fu soppresso il
servizio per il lido Fazzina e finché durò rimase quello che dalla Marina
attraversando il porto grande giungeva alla sponda opposta, il lido Azzuro, unni abballunu ‘i pulici.
Il
costo del biglietto negli anni ‘57/58 era di 35 lire per una corsa 60 lire
andata e ritorno.
I
ragazzini delle Carcare, Pantheon, puzzu ‘ngigneri e dintorni, per raggiungere ‘a Playa, raramente utilizzarono il
famoso vaporetto; i più grandi prendevano in prestito la bicicletta di
famiglia, l’automobile la possedeva soltanto l’elite siracusana , e portando un
compagno di giochi sulla canna e l’altro sul portabagagli, raggiungevano pian
pianino la spiaggia.
Il
mezzo più comune per tutti, era quello di cavalcare le scarpe, tanto,
facilmente si sarebbe potuto ottenere un passaggio, data l’assidua presenza in
strada di carretti trainati da cavalli da tiro che prendevano merce dal mercato
all’ingrosso.
I
carrettieri erano ben disponibili a far salire i ragazzini e, spinti da
quest’ultimi, il più delle volte ingaggiavano con qualche collega una simpatica
corsa, colorita da frasi dialettale di sfottò.
Il
lido Playa era considerato la spiaggia dei poveri perché spesso e volentieri si
potevano incontrare in acqua persone e animali da soma, ed è per questo motivo
che il luogo viene ricordato ancora oggi con la frase unni si lavavunu ‘i scecchi.
Sui
quella sabbia intere famiglie si stendevano fin dalle prime ore del giorno,
costruendo capanne con canne e vecchi teloni; i ragazzini sempre a correre, ad
attendere l’arrivo do’ papurinu per
poi fare un tuffo da sopra; a giocare a palla o a rimuovere a mare la sabbia
cercando le cozze bianche.
Chi
non sapeva nuotare si forniva di una vecchia camera d’aria rattoppata e all’ora
di tornarsene a casa, di corsa a lavarsi con il sapone nelle acque gelide del
fiume.
Oggi
abbiamo scoperto altri lidi, abbandoniamo la città, le usanze, le tradizioni;
il lido Azzurro e il lido Playa non esistono più, questo lido non è più la
spiaggia di un tempo, sepolto da una fitta vegetazione spontanea di cardi
spinosi e rovi pungenti.
C’è
un cartello che informa in quattro lingue che non si può fare il bagno, la
sabbia non la si vede quasi più e quella che c’è è popolata da ogni specie di
insetti.
Di
questa spiaggia rimane solo il ricordo di una fanciullezza che è riposta nel
cuore di chi l’ha vissuta, dove nessun vento la potrà mai portare via.
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