giovedì 27 luglio 2017

'U TOCCU di Nino Martoglio

'U TOCCU
('ntra la taverna d' 'u zù Turi u' Nanu)

Attoccu ju... vintottu 'u zù Pasquali...
Biviti? - Bivu, chi nun su' patruni?
- Tiniti accura... vi po' fari mali...
Maccu haju a' casa! - E ju scorci 'i muluni!...

- Patruni fazzu... - A cui ? - A Ciccu Sali
- Ah!... E sutta? - A Jabicheddu Tartaruni.
- (A mia 'mpinniti ?... A corpa di pugnali
finisci, avanti Diu!...) - 'Stu muccuni,

si quannu mai, ci 'u damu a Spatafora?...;
- Troppu è, livaticcinni un jriteddu.
- Nni fazzu passu!... - A cui?... Nisciti fora!...

A mia 'stu sfregiu? - A vui tintu sardaru!...
Largu! - Largu! - Sta' accura! - 'U to' cuteddu!...
- Ahjai, Sant'Aituzza!... m'ammazzaru!

Nino Martoglio

Note. - Il tocco é un giuoco che si fa col vino. Aprendosi da ciascuno dei giocatori uno o più dita, si
sommano, pel numero, e, a partire da quello dei giuocatori già designato, si conta. L'individuo nel
quale il numero finisce, diventa padrone del vino e può berne quanto gli pare. Dopo aver bevuto,
consegna il vino che resta ad un padrone sostituto e ad un sotto padrone da lui nominati, e questi
prosieguono il gioco, dando da bere a chi loro, di comune accordo, meglio aggradi. Si noti che il
padrone sostituto non può dar da bere ad alcuno senza il consenso del sotto padrone. Il tocco, in
genere, è la passatella dei romani, ma la fervidissima fantasia del siciliano lo ha arricchito di tali e
tante regole, che il giuocarlo con esattezza diventa ben difficil cosa ed è spesso causa di vivaci
dissensi, di calorosi diverbii e di sanguinose risse, specie tra la maffia) - 'a taverna d' 'u zù Turi 'u
Nanu (famosa bettola sita in via Grotte Bianche, ritrovo della malavita) - Tinìti accura (badate,
state attento) - Màccu haju a casa (frase caratteristica del gergo, per dire: me ne impipo - E ju
scorci 'i muluni (ed io bucce di mellone: Altra frase caratteristica ed allegorica del gergo. Essendo
la buccia del mellone viscida, facile a scivolarvi sopra, pronunziando questa frase, il maffioso
intende dire: badate ad esser meno noncurante, perchè vi può incorrer disgrazia) - Fazzu (faccio) -
A cui? (a chi?) - 'Mpinniti (impiccate. Nel gioco del tocco si dice impiccato quello dei giocatori che
resta a becco asciutto, per partito preso dal padrone o dal sotto) - Mmuccuni (sorso) - Si quannu
mai (nel gergo: se mai) - Un jriteddu (un ditino) - Nni fazzu passu (lo rifiuto) - Niscìte (uscite) -
Tintu sardaru (pezzente) - Sta' accura (mettiti in guardia). ... Il maffioso come il popolano di
Sicilia, in genere, qualunque sia l'odio o il furore che lo domini, non accoltella mai non solo a tergo,
ma nemmeno alla sprovvista. Chiama sempre l'avversario alla guardia e ci sono dei casi in cui
spinge la sua generosità al punto da gittargli ai piedi un coltello se ne è sprovvisto, perchè si
difenda) - Sant'Aituzza (Sant'Agata è la patrona di Catania, e a questa santa il popolino di
qualunque classe è devoto fino al fanatismo; e la invoca nei pericoli. Non si meravigli il lettore se la
faccio invocare anche da un maffioso, poichè i maffiosi sono religiosissimi, pieni di pregiudizii, e
quasi tutti portano - strano contrasto - l'abitino o scapolare della Madonna del Carmine - che il
pregiudizio vuole sani le ferite e le piaghe più mortali - accanto al coltello, spesso insanguinato).

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