‘O
PUZZU ‘NGIGNIERI
Ianuzzu
quella mattina , si era messo i calzoni lunghi del fratello per poter sembrare
più grande della sua età ed era andato ‘o puzzu ‘ngignieri nella speranza di
trovare qualcuno che lo prendesse a lavorare.
I
lavoratori della terra che si radunavano in quella piazza sin dalle prime ore
del mattino attendendo un cenno che potesse far guadagnare la giornata, ben
conoscevano Ianuzzu, e l’avevano a simpatia per la sua disponibilità ora a
comperare le sigarette al bar Cannata, ora per l’acquisto del pane e
companatico da u zù Stefano.
Una
volta effettuato il servizio, il ragazzo ne ricavava una liquirizia o una
sigaretta popolare che il buon Ianuzzu, con studiata teatralità, fumava
cercando d’imitare quel giovanotto interprete del film.
A volte
grazie all’interessamento di qualcuno effettuava una giornata lavorativa,
special modo quando era il tempo della raccolta delle arance e servivano picciotti a rendere disponibili sempre
più panari vuoti da dare ai
raccoglitori.
Ianuzzu
sin da bambino aveva contribuito al magro bilancio familiare di quel nucleo
così sfortunato; il padre subì la perdita di entrambe le mani e la deturpazione
del viso per l’improvvisa esplosione di una bomba artigianale per la pesca di
frodo e il fratello sovente era soggetto ad attacchi epilettici; soltanto la
sorella lavorava come cameriera e la madre s’adattava a lavoro di cucito.
Il
sole era già alto sulla piazza e Ianuzzu s’accorse di essere rimasto solo con i
suoi pensieri; andò ai villini e stette a guardare i ragazzi che giocavano ‘a balata con i soldi.
Le
tasche vuote non gli permisero di partecipare al gioco e mentre era intento ad
osservare il volo delle monete sulla balata lavica si avvicinò don Salvatore.
Quest’ultimo
offrì ai ragazzi la possibilità di guadagnare scaricando un vagone di bottiglie
di vino e birra, e s’avviarono per via Francesco Crispi e lì in un deposito
cominciarono a scaricare le casse.
Quel
vagone sembrava non finire mai malgrado il buon ritmo sostenuto dai ragazzi, le
spalle erano sovente graffiate dalle casse e le gambe cominciavano a farsi
pesanti, ma alla fine sedettero stanchi sulle cassette contenti che di lì a
poco avrebbero incassato la dovuta ricompensa.
I
soldi offerti da don Salvatore ai ragazzi erano troppo pochi, ciononostante Ianuzzu
per non perderli stese la mano che i compagni fecero abbassare con uno sguardo.
Stettero
fermi immobili davanti al magazzino per una quindicina di minuti, infine don
Salvatore, su suggerimento del padrone a cui economicamente gli conveniva
avvalersi dei ragazzi per questo tipo di
lavoro, aggiunse altri soldi all’offerta e così tutto s’aggiustò, e mentre i
ragazzi di corsa ‘o rettifilu a
spendere parte del guadagno, Ianuzzu stringendo in mano quei soldi, volò di
filato a casa contento di vedere tra poco il volto di mamma illuminarsi di un
bel sorriso che a lui dava un’immensa gioia.