QUANNU
SCIUSCIA ‘U VENTU
Il
vento si sa è interprete di racconti e poesie, perché è lui poesia! Il vento
che fa gonfiare le barcacce cariche di sabbia per scivolare meglio sul mare; il
vento che muove le foglie degli alberi e culla i canneti, il vento che come
lamento di un cuore innamorato insegue pensieri! Il vento che bussa in case
senza porte e racconta a chi sa ascoltare storie impastate di lacrime, risate,
sudore, sogni, voci…e lui soffia e se ne và.
Una
serata di vento a Puzzu ‘Ngignieri, la terra gioca con i carretti, gli alberi
dei villini abbracciano gli uccellini come figli, l’ultimo treno alla Stazione
Marittima sbuffa tutta la sua malinconia al cielo lontano.
Carmileddu
sotto le coperte ascolta la voce del vento e nelle orecchie il racconto di padre
Emanuele che ogni sera all’Ospizio della Madonna di Pompei al rettifilu
racconta storie! Questa era quella dell’uomo nero! Il ferro è duro, il carbone è nero…la mia
vendetta sarà prossima! Forse padre Emanuele per far terminare una serata
fatta di partite di pallone a piedi nudi e giocate a dama, raccontava queste
storie per far sì che i ragazzini visitatori dell’Ospizio si ritiravano a casa,
senza fermarsi da nessuna parte.
Sempre
sotto le coperte Carmileddu ascoltava la voce del vento: Peppi Coppula, abbassu a Monarchia! Abbasso ‘u Re! E Peppi pieno di
vino di Pachino, camminando a zig zag raccontava alle stelle i sogni di una
fanciullezza tanto desiderata e mai conosciuta.
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