MORTI
I morti vanno, dentro il nero carro
incrostato di funebre oro, col passo
lento dei cavalli: e spesso
per loro suona la banda.
Al passaggio, le donne si precipitano
a chiudere le finestre di casa,
le botteghe si chiudono: appena uno spiraglio
per guardare al dolore dei parenti,
al numero degli amici che è dietro,
alla classe del carro, alle corone.
Così vanno via i morti, al mio paese;
finestre e porte chiuse, ad implorarli
di passar oltre, di dimenticare
le donne affaccendate nelle case,
il bottegaio che pesa e ruba,
il bambino che gioca ed odia,
gli occhi vivi che brulicano
dietro l’inganno delle imposte chiuse.
incrostato di funebre oro, col passo
lento dei cavalli: e spesso
per loro suona la banda.
Al passaggio, le donne si precipitano
a chiudere le finestre di casa,
le botteghe si chiudono: appena uno spiraglio
per guardare al dolore dei parenti,
al numero degli amici che è dietro,
alla classe del carro, alle corone.
Così vanno via i morti, al mio paese;
finestre e porte chiuse, ad implorarli
di passar oltre, di dimenticare
le donne affaccendate nelle case,
il bottegaio che pesa e ruba,
il bambino che gioca ed odia,
gli occhi vivi che brulicano
dietro l’inganno delle imposte chiuse.
Leonardo Sciascia
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